30 novembre 2005
Tags : Angelo Del Boca
DEL BOCA Angelo. Nato a Novara il 23 maggio 1925. Storico. «[...] il pioniere della storia del colonialismo italiano, cui ha dedicato decine di volumi
DEL BOCA Angelo. Nato a Novara il 23 maggio 1925. Storico. «[...] il pioniere della storia del colonialismo italiano, cui ha dedicato decine di volumi. [...] Pretendere di essersi comportati, rispetto alle popolazioni conquistate, in modo più ”umano”, più tollerante, meno brutale di quanto abbiano fatto francesi, inglesi, spagnoli o portoghesi nei loro imperi coloniali. E invece è vero il contrario. ”Quanto a nefandezze e atrocità, non dico che siamo stati i più feroci, ma certo non abbiamo nulla da invidiare a nessuno. C’è poi qualcosa di positivo che altri semmai potrebbero vantare e noi no. Francesi e inglesi, per esempio, anche se hanno compiuto misfatti orribili, si sono curati di formare le classi dirigenti dei paesi occupati. Possiamo pensare al ruolo che Léopold Senghor ha avuto nella cultura francese o al fatto che Gandhi e Nehru avevano studiato nelle università inglesi. In Etiopia, sotto l’occupazione italiana, vigeva il divieto per gli indigeni di andare oltre la quinta elementare. E forse non tutti sanno che all’Etiopia avevamo imposto un sistema di segregazione razziale durissimo. Fra gli inglesi che nel ’41 occuparono il paese, c’era un alto ufficiale, Smuts, che a quello si ispirò per applicarlo sette anni dopo in Sudafrica. Possiamo dire che l’Apartheid l’abbiamo inventato noi”. Il colonialismo italiano non è dunque molto diverso da quello degli altri imperi? ”Noi siamo arrivati in Africa tardi. Col Congresso di Berlino nel 1885 le grandi potenze si erano spartite il continente, e le aree più ricche erano già occupate. La disastrosa sconfitta di Adua, nel 1896, ha subito marchiato negativamente la nostra esperienza. Anche se poi nel 1911 la conquista della Libia fu da un punto di vista militare un’avventura relativamente riuscita. Con 1200 uomini fu assoggettato un territorio più vasto dell’Italia”. Proprio da Adua nascono le pulsioni di rivincita nei confronti dell’Africa orientale. ”Vendicare quell’onta era una delle ossessioni di Mussolini. Che infatti per la guerra d’Etiopia fornì ai generali forze tre o quattro volte superiori alle richieste degli stessi vertici militari. Una sproporzione tra mezzi impiegati e necessità militari che non si è mai più vista, forse nemmeno in Vietnam. Anche per questo fu una guerra rapida, dal 3 ottobre del 1935 al 5 maggio del ’36. La conquista fu condotta da Graziani e Badoglio con una ferocia anche inutile. Le 60 tonnellate di iprite scaricate sui nemici in ritirata dopo l’Amba Aradan non avevano nessuna giustificazione militare”. Sull’uso dei gas in quella guerra ci sono state polemiche infinite. Soprattutto fra lei e Indro Montanelli, che lo negava o minimizzava. ”Sì, ma quello che è veramente incredibile è quanto c’è voluto per far ammettere la verità alle Forze armate. Quando il ministro della Difesa Corcione dichiarò in Parlamento che i gas erano stati effettivamente impiegati, e anche che il loro uso era stato ’massiccio’, eravamo nel 1996, cioè sessant’anni dopo. Ripeto, la vera differenza fra noi e gli altri paesi che hanno avuto imperi coloniali è la nostra pervicace volontà di rimuovere questo passato dalla memoria collettiva”» (’la Repubblica” 30/11/2005).