Corriere della Sera 22/08/2005, pag.27 Sergio Romano, 22 agosto 2005
Tags : Anno 1901. Raggruppati per paesi. Regno Unito • Bertrand Russell
Biografia di Bertrand Russell
Bertrand Russell, il filosofo che non era cristiano. Corriere della Sera 22/08/2005. In risposta al saggio di Croce «Perché non possiamo non dirci cristiani» e dedicandola a tutti coloro che attaccano l’Islam per le condizioni di vita delle donne musulmane, consiglio la lettura del saggio «Perché non sono cristiano» (1927) del filosofo e premio Nobel Bertrand Russell. Scopriranno che, in quanto a repressione sessuale, noi cattolici dovremmo fare un profondo mea culpa. Marco Levetto levetmlmr@libero.i Caro Levetto, perché i lettori possano giudicare della sua dedica ed esserle eventualmente grati, dovrò ricordare la figura di Bertrand Russell con qualche cenno alla conferenza che fece nel municipio di Battersea il 6 marzo 1927 sotto gli auspici della National Secular Society, una battagliera associazione laica fondata nel 1866. Quando apparve di fronte al suo pubblico e spiegò le ragioni per cui non poteva considerarsi cristiano, Russell aveva già cinquantacinque anni ed era una delle personalità più note del mondo culturale e politico inglese. Apparteneva a una famiglia dell’aristocrazia vittoriana (il nonno John, ministro degli Esteri negli anni Cinquanta dell’Ottocento, era stato un efficace sostenitore della politica di Cavour) e aveva fama di personaggio eccentrico, stravagante, coraggioso, ora filosofo, ora studioso di problemi politici e sociali, ora avvocato di cause audaci e difficili. Quando Beatrice Webb, socialista e autrice di studi sul sindacalismo, lo conobbe nel 1901, lo descrisse così: « un iconoclasta, detesta le religioni e le convenzioni sociali, diffida dei sentimenti, crede nell’ordine delle cose e nell’ordine del pensiero, nella logica e nelle scienza». Fra quell’incontro e la data della conferenza di Battersea Russell aveva già accumulato un notevole numero di battaglie politiche e di successi culturali. Aveva sostenuto attivamente il movimento delle suffragette per il voto alle donne. Era stato pacifista durante la Grande guerra e aveva fatto quattro mesi di prigione nel 1918 per un articolo duramente polemico contro l’esercito americano. Aveva visitato la Russia bolscevica e incontrato Lenin, ma riportato dal viaggio impressioni negative sull’esperimento comunista. Aveva sostenuto l’innocenza di Sacco e Vanzetti, i due anarchici italiani condannati a morte nel Massachusetts. Si era schierato con il primo governo laburista britannico nel 1924. Aveva pubblicato trattati di logica e matematica con cui aveva conquistato una fama non sempre, secondo alcuni filosofi, completamente meritata. Negli anni seguenti continuò a recitare la parte dell’iconoclasta con libri sul matrimonio, la felicità, il libero amore. Prima della Seconda guerra mondiale rinunciò al pacifismo e fu favorevole alla guerra contro la Germania. Ma dopo lo scoppio della prima bomba atomica, divenne un entusiasta paladino del disarmo nucleare. Quando abitai a Londra per parecchio tempo tra gli anni Cinquanta e Sessanta, Russell guidava ogni anno la grande marcia antinucleare di Aldermaston. Ricordo ancora una grande fotografia sulla prima pagina di un giornale in cui il conte Bertrand Russell, ormai quasi novantenne, veniva sollevato di peso da un paio di poliziotti inglesi e rimosso dal sit-in a cui stava partecipando con altri dimostranti. La conferenza del 1927 è soltanto una delle sue tante provocazioni. Disse che un cristiano, per essere tale, dovrebbe credere nella esistenza di Dio, nella immortalità dell’anima, nella divinità o almeno straordinaria saggezza di Cristo; e passò a spiegare, con argomenti tratti dall’arsenale logico e scientista dell’epoca, perché l’esistenza di Dio e l’immortalità dell’anima gli sembrassero indimostrabili. Su Cristo fece qualche distinzione. Gli piaceva l’uomo che proclamava la necessità di porgere l’altra guancia e chiedeva ai suoi fedeli di non giudicare se non vogliono essere giudicati. Ma non gli piaceva che proclamasse l’esistenza dell’inferno e si compiacesse di descriverne gli orrori. Tutto sommato, preferiva Socrate e Buddha. Sulla dottrina cattolica in materia di sesso non disse granché, ma sono sicuro che le sue opinioni non fossero quelle della Chiesa. Letto ora, il testo non è né particolarmente profondo né particolarmente brillante. Ma Russell fu sempre uno straordinario conversatore e un affascinante oratore. Sono sicuro che quella sera il pubblico di Battersea, anche se non cambiò parere, si divertì molto. Sergio Romano