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 2005  agosto 14 Domenica calendario

DEL TURCO Riccardo Fiesole (Firenze) 7 settembre 1939. Cantante • «Barricate e sapore di mare. Botte e tramonti

DEL TURCO Riccardo Fiesole (Firenze) 7 settembre 1939. Cantante • «Barricate e sapore di mare. Botte e tramonti. Era il 1968, quello degli studenti che volevano rifare il mondo, di Parigi a ferro e fuoco, di Berkley scossa dalla furia del rinnovamento mai indolore. Era il 1968 anche per Riccardo Del Turco, con la faccia da bravo ragazzo e una canzone romantica nel cassetto. Spopolò parlando d’amore, antesignano della soap in melodia. Ma Riccardo pensava e valutava, questa dicotomia spuria lo affliggeva. Lui e il mondo esterno erano simili, eppure gli urgeva dentro la voglia di miele e cielo stellato da restituire in rime baciate. Ci ride sopra il Del Turco del nuovo millennio, un signore di 65 anni che ne ha viste tante e ne ha passate altrettante. In Versilia a prendere i bagni, in famiglia, non gli piace tanto la Versilia, da toscanaccio verace qual è, non si perita di tacere i suoi umori. [...] – Era l’anno del mio enorme successo ed era l’anno delle contraddizioni. Avevo scritto una canzone "easy" che non voleva essere più di quello che era. Invece scatenò il putiferio di giudizi contrastanti. Molti storcevano il naso perché non mi occupavo del disagio giovanile. Luglio era fresca, io avevo scritto le musiche e Bigazzi le parole. Appena la sentì il paroliere di Becaud, Delanoel, la volle, cambiò il testo e ne fece un altro enorme successo. Certo, ebbi contestazioni ma i più mi premiavano comprando il disco [...] Per dodici settimane fu il primo nelle vendite, riuscì a scalzarmi solo Celentano con Azzurro. Fu un momento magico, irripetibile, fantastico [...] E poi arrivo il 1969. Suppergiù l’atmosfera era la stessa e io scrissi Che cosa hai messo nel caffè?. A Sanremo a momenti mi mangiano. Mi difese Mario Soldati che appoggiò la leggerezza con sentimento di quella mia canzone”. Poi arrivarono gli Anni ”70... ”...E il successo come era venuto se ne andò. Vede, è in questi casi che bisogna avere i nervi saldi e un buon rapporto con se stessi. La vita è fatta a fasi e bisogna prenderne il buono. Bisogna mettere in conto le nostalgie e non vivere di rimpianti rincorrendo un successo che non c’è più. Casomai, se di nostalgia si deve parlare, oggi io la rivolgerei verso il mondo di allora che non c’è più. Adesso conta solo l’apparire, l’esserci, nessuna felicità nel proprio mestiere. Meno sono bravi e più si mettono in mostra. Cantanti, presentatori, attori, sono come le cattive notizie, sempre alla ribalta, sempre in prima pagina [...] Io non ho saputo sfruttare il momento favorevole. Non ho fatto servizi per le riviste, il mio privato non l’ho mai messo in vendita. Avrei dovuto cavalcare l’onda di Luglio, come si dice, seguirne il filone. Invece pubblicai una canzone sulle città inquinate, Babilonia, un disastro. Poi ho fatto cinque dischi in RCA ma pochi se ne sono accorti. La cosa buffa è che questo mestiere non l’ho mai preso sul serio, mi sentivo un privilegiato, innanzitutto, uno che con le canzoni ci campava e basta, dici niente”. Però negli Anni ”70 fu dura? ”Fu dura per tutti, un inferno artistico che travolse anche gli altri, persino Morandi. Si stava cambiando modo di fare musica, si cantava l’impegno sociale. Io ne rimasi sconcertato. Mai depresso, mai preso un tranquillante. Nascevano Venditti e Renato Zero e io scrissi Tanto io non vinco mai [...] Cambio e faccio la cosa che più mi è piaciuta. Apro un caffè nella mia Firenze a piazza della Signoria recuperando una vecchia struttura. Un successone. Di lì passava il mondo intero; Fellini, Benigni, De Niro. [...]”» (Michela Tamburrino, ”La Stampa” 14/8/2005).