m, 21 giugno 2005
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FIORINI Florio. Nato a Roccalbegna (Grosseto) nel dicembre 1940. Raider. «Occhiali dalla grande montatura, come si usava negli anni 70-80, viso rotondo sempre un po’ affannato e calcolatrice a portata di mano
FIORINI Florio. Nato a Roccalbegna (Grosseto) nel dicembre 1940. Raider. «Occhiali dalla grande montatura, come si usava negli anni 70-80, viso rotondo sempre un po’ affannato e calcolatrice a portata di mano. In pochi minuti Florio Fiorini era capace di dimostrare, stendendo cifre di attivi, passivi e stati patrimoniali, che la Sasea era solida e foriera di lauti guadagni. Almeno fino al 20 ottobre 1992, quando un magistrato ginevrino lo arrestò per una serie di irregolarità che scoperchiarono un crac da mille miliardi di lire. Il tutto gli è costato sei anni di prigione a Champ Dollon, e poi una condanna a otto anni in primo grado in Italia. [...] Fu lui stesso a definirsi nelmodo più efficace: ”Gestore di una lavanderia”, ovvero compratore di aziende decotte per risanarle. E magari per permettere a qualche controparte di ”risciacquare” posizioni non proprio cristalline. [...] è conosciuto soprattutto per la ”scalata” alla Metro Goldwin Mayer compiuta con Giancarlo Parretti, descritto così in un suo libro di memorie (ne ha scritti due): ”Tracagnotto, una cravatta larga come la portavano in Toscana i carbonai”. Nell’89-90 i due, appoggiati dalla filiale olandese del Crédit Lyonnais, comprano per 1,2 miliardi di dollari la casa del Leone. Ma di lì a poco iniziano i contrasti con la banca francese, che detronizza Parretti accusandolo di truffa e lo trascina in un lungo contenzioso, dove alla fine tutti hanno pagato, e ammesso diversi misfatti. A causa di Mgm, Parretti e Fiorini vengono arrestati nel ’99, in seguito a un mandato di cattura internazionale. Per Fiorini è la seconda volta, ma nel 2001 patteggerà con la giustizia americana: 41 mesi di carcere (poi ridotti), centomila dollari e dieci anni di interdizione dagli Usa. Ma se Mgm ha costituito l’apice della ”carriera” di Fiorini, anche i passi precedenti non sono stati da poco. Ragioniere, formatosi alla Banca Toscana del Monte dei Paschi, approda all’Eni alle dipendenze di Giorgio Corsi. A 36 anni è direttore finanziario, all’epoca del vicepresidente in quota socialista, Leonardo Di Donna. Entrambi sono a conoscenza di parte dei misteri del famigerato ”Conto Protezione”, quello all’Ubs su cui transitano 7 milioni di dollari dall’Ambrosiano al Psi di Craxi e Martelli. Poco dopo Fiorini elabora una sorta di piano di salvataggio della banca di Calvi, che gli costa però il posto all’ente petrolifero. Finito? Per niente. Rinasce in Svizzera rilevando la Sasea, appartenuta fino a poco prima all’Apsa, finanziaria del Vaticano. Lì inizia l’attività di finanziere, e ”lavandaio”. Prende un ”bidone” dal faccendiere libanese Gabriel Tannouri che gli rifila un falso certificato di titoli Generali. Tratta assicurazioni in grande stile (tra le quali Ausonia, operazione con la quale conosce Parretti), rilevandole dai vari Cabassi, Canavesio, Bocchi, De Benedetti. Dei rapporti con società dell’Ingegnere si parlerà in seguito relativamente a titoli della Banca agricola milanese e di una quota Interbanca, finita poi a Francesco Micheli. Per Mgm si tirerà in ballo anche la Fininvest di Berlusconi, come presunto finanziatore. Rileva Odeon Tv, che poi fallisce, dalla Parmalat di Calisto Tanzi. Tratta la cessione di Tamoil, compra immobili con la Scotti. Tra i suoi finanziatori c’è la Popolare di Novara, e nel ’97 scoppierà anche una furiosa polemica per una questione di intercettazioni telefoniche del capo dello Stato, il novarese Oscar Luigi Scalfaro. Insomma, una vera e proprio mina vagante della Prima Repubblica, ma non solo» (Stefano Agnoli, ”Corriere della Sera” 21/6/2005).