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 2005  maggio 17 Martedì calendario

CANTONI Clementina Milano 15 maggio 1973. Volontaria italiana, fu rapita in Afghanistan il 16 maggio 2005 (liberata il 9 giugno)

CANTONI Clementina Milano 15 maggio 1973. Volontaria italiana, fu rapita in Afghanistan il 16 maggio 2005 (liberata il 9 giugno). Trasferita a Londra dopo le elementari. Laurea in comunicazione (specializzazione in diritti umani) alla London School of Economics • «Coraggiosa e allegra, in parti uguali. Non aveva paura di rispondere per le rime a un ministro afgano che aveva messo in dubbio l’onestà delle ong straniere. [...] si occupa da sempre di inferni in terra, ma non c’è foto di lei in cui non appaia sorridente. Una ragazza dai lineamenti delicati, i capelli scuri raccolti, un volto che emana serenità. Nonostante che si sia sempre data da fare senza tregua. Non per far carriera, anche se poi l’ha fatta diventando la responsabile per di Care International del progetto Hawa per l’assistenza alle vedove afgane, ma per essere utile. [...] Comincia a lavorare con le organizzazioni non governative: prima lo European Council on Refugees and Exiles che lascia nel luglio del 2000 (’ci spiace moltissimo vederla andar via, ma porterà la sua competenza dove ce n’è molto bisogno” recita una nota della direzione), poi con l’International Rescue Committee a Pristina, in Kosovo, dove si farà apprezzare ancora di più. Di crisi in crisi arriva in Afghanistan. [...] Non si sa dove sarebbe andata dopo, probabilmente in un posto ancora più pericoloso. O forse, per un po’, a casa. Non era mai stata ferma, la sua famiglia l’aveva abituata così. Sono sempre stati all’estero papa Fabio e mamma Bruna, che fa la traduttrice, per poi ritornare a Milano negli ultimi anni. [...] Sapeva essere dura, se serviva, se era l’unico modo per realizzare il suo compito. Ma era una che preferiva l’ironia. [...]» (Francesca Caferri, ”la Repubblica” 17/5/2005) • «[...] Clementina la peste, l’ha ribattezzata [...] la comunità italiana in Afghanistan, che ha cominciato a conoscerla [...] quando è sbarcata nel Centro Asia per l’organizzazione internazionale Care, di cui cura un programma di assistenza per 10 mila vedove nei distretti 5 6 7 8 della capitale. [...] La filosofia di vita di Clementina è molto semplice e lineare, ma radicale: ”Non sono fatta per la vita di ufficio, non sopporto la vita da impiegata: se devo faticare per vivere, preferisco farlo servendo gli altri e rendendomi utile a chi ha bisogno. Non amo la Milano da bere, preferisco una birra, se la trovo”. Eppure non le mancava nulla per vivere meno pericolosamente, per una vita di successo nella sua ”gran Milàn”: di famiglia per bene, nata in una zona per bene, nel cuore di Città Studi, corso di laurea all’estero [...]» (Paolo Foschini, Costantino Muscau, ”Corriere della Sera” 17/5/2005).