Varie, 8 maggio 2005
Tags : Anno 1901. Raggruppati per paesi. Italia
Orlando Luigi
• Milano 13 febbraio 1927, Firenze 7 maggio 2005. Industriale • «[...] per 45 anni timoniere di uno dei maggiori gruppi industriali di casa nostra forte di oltre 7.500 dipendenti. Orlando è stato uno dei protagonisti assoluti di quella complessa ragnatela di interessi finanziari e industriali che dopo la guerra ha legato diverse grandi famiglie accompagnando l’impresa italiana fino all’alba del terzo millennio. Con Pirelli, Lucchini, Pesenti e gli Agnelli - e sotto l’accorta regia di Enrico Cuccia e della sua Mediobanca - ha creato la rete di partecipazioni azionarie incrociate e di patti di sindacato che per anni ha condizionato e plasmato la storia imprenditoriale del Belpaese. Il cosiddetto ”salotto buono” che per molte di queste dinastie era anche una sorta di polizza assicurativa, fondamentale per superare grazie all´aiuto reciproco i momenti più difficili. Quando nel 1960, dopo anni di gavetta in azienda, Luigi Orlando ha preso il controllo dell’impero di famiglia come ad si è trovato tra le mani un’azienda ben diversa da quel cantiere navale che il nonno (Luigi pure lui) aveva comprato nel 1901. La Smi era già passata attraverso diverse metamorfosi, giocando un ruolo importante nelle produzioni belliche nelle due guerre ma reinventandosi nella telefonia e nell’industria elettrica, prima di approdare a quella siderurgia che con l’industria del metallo ha segnato tutti i suoi ultimi cinquant’anni di storia. Luigi Orlando ha completato la conversione totale del gruppo alle attività civili. Poi, razionalizzate le attività italiane, negli anni ’80 si è lanciato alla conquista del mercato europeo. Una visione all’avanguardia per il periodo, che l’ha portato allo sbarco in Germania con l’acquisto della Kabelmetal e ha trasformato Smi nel leader mondiale della trasformazione di prodotti intermedi in rame e leghe di rame. ”La mia visione strategica è sempre stata quella dello sviluppo industriale nel medio lungo-periodo - ha ricordato all’ultima assemblea della Gim, la holding che controlla la Smi - Ho investito tutte le mie risorse personali, piuttosto che puntare a una concezione finanziaria che punta solo ai risultati immediati”. [...] L’attività industriale non è stato però l’unico palcoscenico di Luigi Orlando. Per 16 anni è stato vice-presidente di Confindustria, esportando nell’organizzazione degli imprenditori quella voglia di internazionalizzazione e di apertura all’Europa che già aveva messo in pratica con le aziende di casa. Vocazione confermata dalla diverse cariche ricoperte in istituzioni prestigiose come la Trilateral Commission e il Council for United States and Italy» (e. l., ”la Repubblica” 8/5/2005). «’Io il re del rame? Mah, se avessi la proprietà delle miniere, allora sì...”. Luigi Orlando era fatto così: con i grandi capitalisti che hanno contribuito a fare l’Italia industriale e condiviso una certa devozione per il banchiere Enrico Cuccia aveva in comune riservatezza e understatement. [...] Due volte vicepresidente della Confindustria, amico e alleato delle famiglie più importanti (Pirelli, Pesenti, Agnelli, Lucchini, Pecci) Orlando era imprenditore di quinta generazione. Uno dei rari in Italia dove il capitalismo è familiare ma solo in un caso su cinque resiste a più di due passaggi. Qui, a dire il vero, c’è stato anche il sesto, al figlio Salvatore, ma con il testimone non sono stati trasferiti anche gli stessi assetti [...] La sua storia scrive le pagine più recenti di una famiglia inconsueta e classica del nostro capitalismo. Il capostipite, Giuseppe, ha in Sicilia terreni e un’officina. Uno dei figli, Luigi, è ”catturato” dalla politica e si iscrive con il fratello Salvatore alla Giovane Italia. Nel frattempo converte l’aziendina alla fabbricazione di armi e munizioni. Falliti i moti rivoluzionari gli Orlando sono costretti all’esilio, prima a Marsiglia quindi a Genova. Cavour li vuole alla guida dell’Ansaldo. La loro casa ospita Garibaldi, Mazzini, Pisacane. Finanziano la spedizione dei Mille. E sarà Garibaldi a procurare loro il prestito che li salverà dal crac dei cantieri Trinacria. La loro seconda vita industriale comincia nel 1901 quando Luigi Orlando, il nonno di Luigi, rileva la Smi. Si legano ai Pirelli e negli anni Venti entrano nella Centrale, holding di aziende elettriche e telefoniche. Avventura finita con le nazionalizzazioni. La società diventa una cassaforte ma le relazioni fra i proprietari non si sviluppano in modo armonico. Il ”salotto” viene messo a soqquadro da Michele Sindona e Roberto Calvi. Orlando si ritira a Firenze. Dove si concentra nella metallurgia. Conduce battaglie anche politiche, rispetta il sindacato e dichiara la sua stima per l’opposizione e in particolare per Enrico Berlinguer. Con l’appoggio di Ugo La Malfa, ferma l’intrusione dello Stato, attraverso il carrozzone Egam, nel rame. Sono anni di espansione che nel ’76 portano all’accordo con Pechiney. Quindi nel ’90 il grande balzo in Europa con l’acquisto in Germania della Kme che consegna al gruppo dimensioni internazionali e leadership nei semilavorati. Negli ultimi anni però, complici i debiti, la crisi dei mercati e il forte aumento dei prezzi, il gruppo si impegna in una serie di ristrutturazioni. Luigi lentamente lascia il timone al figlio e ai manager. Finché si arriva alla svolta proprietaria. [...]» (Sergio Bocconi, ”Corriere della Sera” 8/5/2005).