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 2005  marzo 10 Giovedì calendario

Petroso Emanule, di anni 15. Originario di Caivano (Napoli), adolescente irrequieto, pose da bullo, due sorelle già maritate, viveva assieme a papà muratore e mamma casalinga in una casetta modesta del Parco Verde, palazzine popolari abitate da 800 famiglie

Petroso Emanule, di anni 15. Originario di Caivano (Napoli), adolescente irrequieto, pose da bullo, due sorelle già maritate, viveva assieme a papà muratore e mamma casalinga in una casetta modesta del Parco Verde, palazzine popolari abitate da 800 famiglie. Poca voglia di studiare, racimolava cento euro a settimana lavorando come garzone in un bar gestito dal cognato dentro a una scuola. Solito sfrecciare col suo scooter inequilibrio su una ruota sola, era rimasto a piedi da quando il padre gliel’aveva tolto temendo che prima o poi a quel modo si sarebbe fracassato la testa. In mancanza di meglio, nel tempo libero rubacchiava per potersi permettere gli ultimi modelli dei telefonini ch’erano la sua passione. Due sabati fa, dopo aver mandato giù uno spumantino con gli amici Russo Salvatore, di anni 18, carpentiere in un cantiere edile di Roma, e Maio Salvatore, diciottennne pure lui, ex benzinaio, qualche precedente, i tre s’organizzarono la serata sgraffignando una Uno Bianca per andare a caccia di coppiette appartate e derubarle con una pistola giocattolo. Dopo un paio di colpi a lieto fine, non si sa chi avvertì la polizia che dei balordi giravano terrorizzando fidanzatini. D’un tratto il Petroso si ritrovò davanti un’auto dei carabinieri a fari spenti, d’istintò sparò (a salve), l’agente rispose con 5 proiettili della sua calibro 9 (veri). Raccolto dai compari che zampillava sangue, restò sul sedile posteriore per tre chilometri d’inseguimento e chiuse gli occhi cinque ore dopo in ospedale. Nella notte di sabato 5 febbraio lungo la Statale 87, all’altezza di Frattamaggiore, nella provincia di Napoli.