10 marzo 2005
Ghisu Francesco, di anni 70. Sardo, una coroncina di capelli bianchi sulle tempie, mite, ancora pieno d’energie, faceva il ristoratore a Torino dove s’era trasferito da più di trent’anni
Ghisu Francesco, di anni 70. Sardo, una coroncina di capelli bianchi sulle tempie, mite, ancora pieno d’energie, faceva il ristoratore a Torino dove s’era trasferito da più di trent’anni. Qui aveva sposato una Sulic Angela di anni 52, originaria di Gorizia, tipetto biondo, gentile, dalla quale aveva avuto i figli Miriam e Sergio. Tutto contento che il suo ragazzo avesse deciso di lavorare assieme a lui nella pizzeria di famiglia, continuava ad andare su e giù per i tavoli nonostante un cuore capriccioso che dava i primi segni di stanchezza. Lui si limitava a tenerlo a bada con una sfilza di pasticche. Due venerdì fa, il solito pienone, raggiunse tre clienti che fumavano una sigaretta dietro l’altra infastidendo i vicini. Tentò di persuaderli a smettere ma ne ebbe in riposta solo insulti e auguri di morte. Lui se ne agitò tanto, diventò tutto rosso, poi sentì una morsa al petto, andò verso il magazzino dietro la sala per non farsi vedere e stramazzò a terra, il viso sul pavimento e un rivolo di sangue a scendere dalla fronte. Poco prima delle 23 di venerdì 4 febbraio, da ”Su forru”, in via San Donato 8, a Torino.