10 marzo 2005
Tags : Hervé. Gaymard
Gaymard Herve
• Nato a Bourg-Saint-Maurice (Francia) il 31 maggio 1960. Politico. «[...] ex ministro dell’Economia, Finanze e Industria [...] passerà alla storia del Paese solo per i bestiali appetiti immobiliari. Era [...] l’astro nascente del gregge chirachiano, destinato ad alti, forse altissimi, prossimi destini. precipitato nella polvere a causa di seicento metri quadri, seppure lussuosissimi, in rue Jean Goujon, ottavo arrondissement, Parigi. L’uomo che doveva vegliare sulle finanze della République è stato travolto da una bugia su un affitto di duemila trecento euro al mese. Il ministro che [...] si vantava di lavorare centoventi ore la settimana (nel Paese che ha ridotto l’orario a trentacinque), è stato distrutto politicamente da un affare di ristrutturazioni, di seconde terze quarte case. Roba da amministratore di condominio. La Francia può perdonare a un presidente di avere un’amante e una figlia segreta. Non di mentire sulle bollette. [...] l’unico modo di salvarsi per Gaymard sarebbe stato quello di invocare l’italianissimo ”tengo famiglia”. Perchè ha una vita domestica addobbata da una moglie Clara, ma affollata anche da otto figli. Comprensibile che abbia bisogno di un certo spazio. Lo scandalo è nato quando le penne pettegole e velenose del settimanale ”Le canard enchainè” hanno rivelato con abbondanza di fatture che il signor ministro aveva sistemato moglie pargoli e maggiordomo in un appartamento doppio, seicento metri quadri appunto, impreziosito da un affitto di quattordicimila euro al mese. La vistosa fattura veniva inviata con nonchalance alla amministrazione del ministero che provvedeva a saldare il conto. Nella nota spese altri piccoli dettagli, cioè decine di migliaia di euro per lavori di ristrutturazione dei lussuosi locali, alcuni dei quali non proprio indispensabili come la realizzazione di una palestra privata. Sembrava un peccato veniale di monumentalismo monarchico. Anche se c’è una legge, voluta perfidamente dall’ultimo premier socialista Jospin, che impone ai ministri alloggi semplici e adatti a servitori dello Stato, non a emiri. Ma è a questo punto che Gaymard comincia a perdere la testa. E il ministero. Si difende con la considerazione che siccome lavora come un fachiro, ”centoventi ore la settimana” appunto, per difendere le tasche dei francesi non ha tempo per interessarsi a dettagli come l’affitto. E scarica tutto sugli anonimi funzionari. Aggiungendo che a questo punto rinuncerà, dopo le vacanze sciistiche, al super alloggio napoleonico, pagherà i conti arretrati mettendosi alla ricerca di una casa più sparagnina . Ricerca a cui peraltro i francesi potrebbero contribuire con dolorosi consigli basati su esperienze personali. Con perfidia forse involontaria il governo annuncia proprio in quei giorni che lancerà un piano per aiutare i comuni cittadini non dotati di governativo rimborso a comprarsi una casa. E intanto corre ai ripari. Armati di metro e compasso turbe di geometri misureranno le cubature degli appartamenti dei ministri: 80 metri quadri a coppia, venti per ogni figlio, poi si paga di tasca propria. ”Non mi farò strappare le ali come una farfalla - dice Gaymard battagliero -. Io lavoro come un pazzo per la Francia quindi non disturbate coi dettagli”. E fa circolare le voci che gli otto pargoli saranno parcheggiati, a causa del disguido, da nonne e zie. C’è appena il tempo di notare che i colleghi non gli hanno portato segni manifesti di solidarietà. Anzi si dice che segretamente sghignazzano. Gli annusatori più attenti dei veleni politici cominciano a sentire puzza di bruciato. Scatta una nuova rivelazione che apre altri sgomenti nel cuore dei suoi più irriducibili estimatori. Gaymard non è senza casa, in realtà è proprietario di un appartamento nel boulevard Saint Germain. Solo che invece di abitarlo, giudiziosamente, lo affitta a duemilatrecento euro al mese. Rivelazione che increspa le pagine dei giornali proprio mentre il ministro rilascia una sciagurata intervista a un settimanale in cui si difende così: ”Il vero problema è che sono di umili origini, se fossi un miliardario sarei prorietario di una casa”. Bugia che tocca i culmini del fenomenale. E coincide con la comparsa di un universo immobiliare che allinea residenze in campagna e ai monti. Il premier Raffarin chiede spiegazioni e parla di ”difetto di comunicazione”. Un avviso di licenziamento. Che Gaymard raccoglie in diretta tv: colpa mia, i ministri non possono commettere errori. Addio. [...]» (’La Stampa” 26/2/2005).