Varie, 10 marzo 2005
Tags : Azio Corghi
CORGHI Azio Ciriè (Torino) 9 luglio 1937. Compositore • «[…] un vasto catalogo alle spalle, tra cui otto titoli di teatro musicale (due dei quali, Blimunda e Tat’jana, rappresentati […] alla Scala) […] è noto anche come musicista impegnato, di sinistra, di quelli che non si tirano indietro quando c’è da schierarsi in una battaglia culturale
CORGHI Azio Ciriè (Torino) 9 luglio 1937. Compositore • «[…] un vasto catalogo alle spalle, tra cui otto titoli di teatro musicale (due dei quali, Blimunda e Tat’jana, rappresentati […] alla Scala) […] è noto anche come musicista impegnato, di sinistra, di quelli che non si tirano indietro quando c’è da schierarsi in una battaglia culturale. Denunce esplicite si rintracciano tra l’altro nei libretti delle sue opere, tre dei quali recano la firma del Nobel Saramago. Denunce che non mancano nel Dissoluto assolto, nella fattispecie contro l’ipocrisia dei benpensanti e dei moralisti che sanno sempre cosa è giusto e cosa no. […] Il dissoluto assolto è una parodia di Don Giovanni. Come suggerisce il titolo (quello completo di Mozart è Don Giovanni ovvero il dissoluto punito) è un Don Giovanni alla rovescia, dove il dito è puntato contro il giudice. ”Il Commendatore è una faccia di bronzo – spiega Corghi – , un monumento all’ipocrita benpensante, che tale risulta in quanto il leggendario libertino è presentato come uomo forte della sua responsabilità etica: un Don Giovanni anche ironico e provocatore, che non violenta ma seduce, degno dunque di assoluzione con formula piena. Attorno ai due poli ”rovesciati” del bene e del male, ruotano anche gli altri personaggi mozartiani, tra i quali una Zerlina che seduce e ”salva/ assolve” il protagonista e un manichino di Donna Elvira che si chiede, non senza ironia, per quanto tempo il seduttore sarà salvo, fino a quando non si presenterà un nuovo ipocrita moralista pronto a scagliare altre calunni” […]» (Enrico Girardi, ”Corriere della Sera” 26/2/2005) • «[...] suo padre Alvaro, vignettista anche di Stampa Sera. ”Emiliano, estroso, irriverente: le due caricature di Mussolini sono straordinarie. A Ciriè, dove sono nato, ha fondato la filodrammatica, è stato assessore alla cultura. Quando ha visto che mi piaceva la musica, mi ha comprato una fisarmonica e mi ha detto: suona! [...] A 14 anni suonavo nelle orchestrine di giro: il jazz, il musical. Mi è servito a capire anche la bellezza del suonare assieme. Bande e cori, la fisicità della musica, la pratica estesa a tutti. [...] Luciano Berio diceva che per parlare di musica colta bisogna parlare di un duro lavoro artigianale che si unisce alle speculazioni del pensiero. L’arte è un lungo processo, è sacrificio, non accontentarsi mai, non avere la coscienza prefabbricata [...] Sono felice quando i miei allievi vengono scelti per insegnare in istituzioni di grande prestigio, non solo in Italia: Marco Stroppa, Stefano Gervasoni, Luca Antignani. Io non insegno in senso evoluzionistico: questo è venuto dopo questo che è venuto dopo questù’altro. Come puoi ”sfruttare’ i grandi del passato, cosa ti può ancora dare la tradizione? Cosa si sta creando, oggi, nel mondo? Penso spesso a Rabelais, a Gargantua e Pantagruel: ”Qualcosa si è schiuso al vento della primavera. Non abbiate paura delle parole gelate che si schiudono’: è il mio manifesto”» (Sandro Cappelletto, ”La Stampa" 26/8/2007).