Varie, 9 marzo 2005
Tags : Muriel Wright
Wright Muriel
• Teresa New York (Stati Uniti) 27 ottobre 1918, Yale (Stati Uniti) 6 marzo 2005. Attrice • «[…] leggendaria ”sweater girl” di Hollywood […] Celebre per aver interpretato numerosi ruoli di ragazza innocente, dolce e prediletta, Wright è stata la sola attrice della storia del cinema statunitense a conquistare tre nomination per i suoi primi tre film della carriera. L’Oscar lo vinse per La signora Miniver di William Wyler (1942). Nel 1943 è la nipote di Joseph Cotten in L’ombra del dubbio di Hitchcock. Interprete di una quarantina di film, tra i suoi titoli più popolari spiccano L’idolo delle folle, I migliori anni della nostra vita, Fuga nel tempo, Uomini-Il mio corpo ti appartiene, La vita oltre la vita. Ha recitato accanto alle più acclamate star di Hollywood, da Gary Cooper a Marlon Brando. Il suo ultimo film è del 1997: L’uomo della pioggia di Coppola con Matt Damon, tratto dal legal thriller di Grisham» (’la Repubblica” 9/3/2005). « Il primo marito, lo scrittore Niven Busch, da cui divorziò poi nel ”53 per sposare Robert Anderson, ci provò a ”liberarla” da quell’immagine pericolosamente dolce di ”ragazza della porta accanto”. Ma non gli riuscì di vederla nella parte di Pearl in Duello al sole anche se era lui l’autore del romanzo da cui King Vidor trasse il suo capolavoro. Nel mito entrò invece Jennifer Jones, perché Teresa, incinta di Mary Kelly, fu costretta a rinunciare alla parte. Eppure non c’è da credere che Teresa Wright […] rimpianga qualcosa. Sexy, Teresa lo era al di là dell’etichetta più rassicurante della brava e bella e buona fanciulla. Un fascino il suo segreto, subliminale, che era potenza di sguardo, ammiccamento di un gesto, sensualità sprigionata con l’incanto della seduzione. Eccola così in una foto da cui lancia occhiate di velluto,il rossetto e i capelli appena ondulati come voleva la moda degli anni ”40; sexy, certo, ma con la capacità di giocare. Camuffando. Nel dicembre ”46 è sulla copertina dell’ambitissimo ”Life”. Una faccia strana la sua, morbida, ma non rassicurante, non nello stereotipo della donna americana che alla fine della guerra deve tornare a essere tale: madre, moglie, proiezione dei fantasmi dell’uomo. Teresa Muriel Wright nasce il 27 ottobre ”18 a New York. Il padre Arthur è un assicuratore, la mamma Margaret casalinga. La leggenda dice che vedendo recitare Cornelia Otis Skinner e Helen Hayes in Victoria Regina volle diventare la star delle recite scolastiche di fine anno. Muriel diventa Teresa e fa la trafila da giovane attrice: audizioni, attese infinite, molte speranze. Finché nell’autunno ”38 viene assunta come suggeritrice di Dorothy McGuire, Emily in La nostra città di Thornton Wilder a Broadway. , in una replica speciale a Washington, è finalmente sul palco. Ragazzetta o bimba, dato il fisico minuto, da un teatro del New Hampshire torna a New York per recitare la piccola, un po’ sprovveduta, Mary Skinner. La commedia era Life With Father produzione di Oscar Serlin. Però doveva avere qualcosa e infatti ecco che poco dopo arriva la telefonata di Samuel Goldwyn. l’addio al teatro per Teresa e il debutto a Hollywood. Il film è Piccole volpi (’41) da Lillian Hellman, la star è Betty Davis, di cui sullo schermo Teresa sarà la figlia. Il contratto è passato alla storia. Si chiedeva a Teresa Wright di recitare e non di stare a Hollywood per farsi vedere in costume da bagno. Mai impegno fu più rispettato. Teresa ha subito la nomination all’Oscar come miglior ”non protagonista”, mettendo così a tacere pettegolezzi e cattiverie di chi non sopportava la sua discrezione, il rifiuto di farsi fotografare sempre e comunque, il fatto che la nuova possibile stella non smaniasse per apparire ovunque. La statuetta le arriva nel ”42 con La signora Miniver, sempre regia di William Wyler e lo stesso anno Teresa Wright riceve una seconda nomination per L’idolo delle folle (di Sam Wood), al fianco di un Gary Cooper idolo del baseball […]. Così nel ”43 Hitchcock la vuole, insieme a Joseph Cotten, in L’ombra del dubbio (e in italiano è doppiata da una ragazza dal pesante accento spagnolo). Dopo alcuni successi della Paramount, Wright torna dal produttore indipendente Samuel Goldwyn. La ritroviamo con Wyler nei Migliori anni della nostra vita (Oscar per il miglior film) e poi duetta con Mitchum nel western psicoanalitico Notte senza fine (’47). Poco dopo le riprese di Enchantment, di Irving Reis, una lite furiosa (sul lancio del film) con lo stesso Goldwyn le fa lasciare gli studios. Lei, la dolcissima, sconvolge Hollywood con dichiarazioni di fuoco: ”sono felice di lasciare la Goldwyn e spero di lavorare con altri produttori che se anche mi pagano meno mi trattano però con più rispetto”. Nel’50 assiste all’esordio di Marlon Brando in Il mio corpo ti appartiene di Fred Zinneman. Fa Count the hours con Don Siegel ed è poi accanto a Spencer Tracy nel ruolo di una cinquantenne (di anni ne ha 34) in The Actress di George Cukor. Nel frattempo inizia a lavorare per la televisione. Guest-star in Schilitz Playhouse of Stars, The Us Steel Hour, The Star and the Story ... Nel ”57 ha una nomination all’Emmy per Playhouse 90 (in The Miracle Worker). Ne segue un’altra per The Margaret Bourke-White Story in Sunday Showcase (1960), basata sulla storia vera di una fotografa ammalata di Parkinson. Nel frattempo torna a Broadway continuando conquistare Emmy (per The Elders, un episodio nella serie Cbs Dolphin Cove, ”89). Sugli schermi la sua presenza è diventata invece più rara ma perfetta: Roseland (`77) di James Ivory e The Rainmaker di Coppola (’97)» (Cristina Piccino, ”il manifesto” 9/3/2005).