Varie, 8 marzo 2005
CARLOTTI
CARLOTTI Giuseppe Roma 11 maggio 1974. Scrittore • «[…] ”studi classici in un liceo privato”, una laurea in Giurisprudenza (’per seguire la causa di mio padre, dirigente Rai, fatto fuori per i soliti cambiamenti politici. Una causa che va avanti ancora adesso, e che ha consumato tutti i soldi della mia famiglia”), Carlotti sembra proprio la fotocopia di Benzaldeide, il griffato consulente di marketing della Finplastica S.p.A., capace di tessere le lodi del Prozac, del Viagra, di Wanna Marchi e della Play Station 2 con la stessa disinvoltura con cui insulta le sue giovani, ”insignificanti”, fastidiose amanti. Stessa connotazione ”apolitica” (con una forte avversione per l’America e per Bush). Stesso amore per il pulp (’Adoro Aldo Nove, ma vorrei fare la vita di Stephen King, un genio assoluto”). Stessa età, stessa professione (’ho sempre lavorato nel campo del marketing. Prima alla Nissan Italia, poi alla Finmatica: sì, proprio quella […] schiacciata da 300 milioni di euro di debiti»). Identica sorte: ”Costretto a dare le dimissioni, solo sette mesi dopo l’assunzione”. […] Klito non è un romanzo autobiografico, ma è ipocrita dire che non c’è niente della mia vita lì dentro. In realtà ho vissuto le stesse situazioni, che poi sono comuni a tanti trentenni. Purtroppo questa è la normalità. Siamo giovani, preparati. E lavoriamo in cambio di nulla. Ti fanno fare sei mesi di stage e poi ti dicono: va bene, grazie, sei simpatico, ti facciamo i complimenti, ma in questo momento non assumiamo. Così tu passi anni e anni da un’azienda all’altra e ti ritrovi ancora a casa con mamma e papà. Siamo schiavi, ecco come ci trattano […] Nei mesi di mobbing che hanno preceduto le mie ”dimissioni’, nell’ufficio vuoto dove mi avevano messo, ho cominciato a scrivere Klito. Per me è stata una soddisfazione enorme. L’importante è non darsi per vinti […] Il mio non è affatto un romanzo misogino, semmai misantropo […] Nel senso che alla fine a perdere sono gli uomini e le donne. A perdere è la società. E poi, il mio libro non parla di tutte le donne. […] Le ventenni di Klito fanno parte di un tipo particolare, che va per la maggiore, che io chiamo alla Britney Spears. In una parola, quelle che non rinuncerebbero mai a fare un calendario o la velina. Quelle che classificano i ragazzi con cui vogliono uscire in ”quello della Mercedes o quello della Bmw’. Sai perché le donne sono inferiori? Perché sono troppo sensibili al marketing. Hai per caso mai visto un uomo anoressico? L’uomo convive con la propria immagine, la donna no” […]» (Fiorella Iannucci, ”Il Messaggero” 7/3/2005).