Varie, 8 marzo 2005
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Cola Simone
• Tivoli 1 settembre 1973, Nassiriya (Iraq) 21 gennaio 2005. Soldato. Elicotterista • «Dal canneto sulla riva dell’Eufrate la raffica è partita improvvisa e crudele, sparata per rabbia contro l’AB 412 dell’Aviazione dell’Esercito che aveva sorvolato Charlie, il terzo dei ponti che congiungono le due sponde del fiume nel centro di Nassiriya. ”Mi hanno preso” ha gridato il maresciallo ordinario Simone Cola lasciando l’impugnatura della mitragliatrice pesante Browning sul portellone di destra e accasciandosi sul pianale con una larga chiazza di sangue lungo il fianco. ”Ferito a bordo, ferito a bordo. Rientriamo alla base”, ha urlato immediatamente alla radio il pilota mentre il mitragliere del lato sinistro si chinava sul compagno ferito, scoprendo il buco della pallottola che, dopo aver sfiorato il bordo del giubbotto corazzato, era penetrata sotto l’ascella forandogli un polmone. Sono le 12,35 quando un proiettile sparato dalle rive dell’Eufrate interrompe [...] la missione dell’elicottero leggero Agusta Bell dell’Aviazione dell’Esercito alzatosi in volo poco prima in aiuto ad una pattuglia della Msu di guardie repubblicane portoghesi e carabinieri e ferisce a morte il mitragliere italiano. Gli sforzi dei medici dell’ospedale da campo Roll 2 sono inutili: il maresciallo capo spira meno di un’ora dopo, alle 13,15, senza mai aver ripreso conoscenza. Simone Cola [...] era all’ultimo mese della sua prima missione in Iraq. Maresciallo ordinario, era arrivato alla base aeroportuale di Tallil Sesto Roa con il 48mo Gruppo Tattico ”Pavone”, elicotteri dell’esercito che affiancano quelli del Reparto Autonomo dell’aeronautica, il 21 ottobre [...] come ”specialista”, mitragliere di bordo. Sarebbe tornato in Italia, al Primo Reggimento di Sostegno Idra di Bracciano, ai primi giorni di febbraio. [...] Non aveva esitato il maresciallo Cola [...]quando al Sesto Roa era arrivato l’allarme: in città, una pattuglia mista di guardie portoghesi e carabinieri italiani era stata bersaglio di una pioggia di proiettili. Con il collega mitragliere e i due piloti era salito sull’AB per la missione di ”Search and rescue”, ricerca e soccorso. A volo radente il velivolo avrebbe dovuto sorvolare la zona dell’agguato, individuare la minaccia e guidare la pattuglia via radio sino alla base di Camp Mittica. Lo hanno ucciso con un colpo sparato a caso. [...] ”Se fossero stati inviati i Mangusta, gli elicotteri corazzati, Simone sarebbe ancora vivo” dicono in molti a denti stretti molti allontanandosi con l’aria affranta dalla camera ardente allestita [...] nella chiesa della base e maledicendo l’ipocrisia degli alti comandi che in Iraq schiera i blindati Dardo e Ariete, gli aerei senza pilota Predator ma non i Mangusta, un deterrente unico contro le imboscate. [...]» (Meo Ponte, ”la Repubblica” 22/1/2005). «[...] Volontario in Iraq. Il suo sogno, la sua missione. ”Un eroe - dice [...] il fratello maggiore Gianluca - Simone era andato laggiù per servire la patria e la pace. Raccontava sempre che voleva fare il bene dei bambini iracheni, piccoli e bisognosi come sua figlia. Voleva aiutare quella gente in difficoltà [...] Mio fratello sognava di fare questo lavoro. Dopo la scuola, a 14 anni, non ha perso tempo. Esami, concorsi, prove dure da superare. Ma era attaccatissimo alla famiglia, eccome. Telefonava ogni giorno a casa, parlava con mio padre, gli diceva che era felice, era contento, perchè stava facendo quello che aveva sempre voluto, fin da piccolo. E mio padre, da una parte, anche lui era felice, perché lo sentiva tranquillo. [...]”. [...] Ragazzo d’oro, giudizioso e preciso, innamorato della sua professione. [...] un tecnico meccanico bravissimo, un motorista molto preparato, conosceva come le sue tasche i motori degli elicotteri Agusta Ab 205, 206, 212, 412, sapeva a memoria i sistemi d’armamento installati a bordo degli A129 Mangusta. Aveva già svolto altre missioni all’estero: Albania, Kosovo, aveva partecipato anche all’operazione Vespri Siciliani contro la mafia. Dove c’era un elicottero da testare, arrivava lui. Aveva preso un mucchio di brevetti, compreso quello di mitragliere. [...]» (Fabrizio Caccia, ”Corriere della Sera” 22/1/2005).