Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2005  marzo 07 Lunedì calendario

Biografia di Mario Ricci

• Padova 13 agosto 1914, Sant’Anna di Como 22 febbraio 2005. Ex ciclista • «Scherzava: ”Vengo dal giurassico”. Spiegava: ”Il mio ciclismo è quello preistorico”. [...] Cominciò nell’epoca eroica del ciclismo, quando i miti si chiamavano Costante Girardengo e Alfredo Binda: strade di terra, polvere se batteva il sole, fango se scrosciava pioggia, tubolari a tracolla, fame e sete eterne compagne di viaggio. Attraversò il periodo romantico: al suo primo capitano, Learco Guerra, dava del lei; il secondo capitano doveva essere Gino Bartali e invece al Giro del 1940 si rivelò Fausto Coppi; poi però, quando poteva godere di qualche ora di libertà, tagliava il traguardo prima di tutti. Sceso di bici e salito in ammiraglia, è stato il c. t. dell’era moderna per uomini e donne, strada e ciclocross, ha regalato l’arcobaleno a Vittorio Adorni nel ’68 e a Marino Basso nel ’72, e passato il testimone a Nino Defilippis. Tutto iniziò da ”una mezza bici da corsa”, come la ricordava Ricci: ”Facevo l’ascensorista nel Grand Hotel di Padova, con tanto di divisa. C’era un facchino di piano, appassionato di ciclismo. ’Perché non corri?’, mi chiese. Io non ne avevo la minima voglia. Ma era così insistente che un giorno gli dissi di sì. Una corsa di 120 km: mai fatti in vita mia, neanche mettendoli tutti insieme. Con la mia mezza bici da corsa. Rimanemmo in sei. Sull’ultimo cavalcavia rimasi secco, vuoto. Arrivai sesto. E giurai: mai più”. Invece Ricci continuò. Alla fine del 1938 debuttò fra i professionisti: prima il Giro della Provincia di Milano, poi il Lombardia, tanto per prendere le misure. Nel 1939 corse per la Maino, e alla fine della stagione firmò per la Legnano insieme con un ragazzino dal naso affilato e gli occhi malinconici: Coppi. Nel 1941 conquistò le prime vittorie, fra cui il Lombardia e il Giro della Provincia di Milano in coppia proprio con Coppi. In sella fino al 1950, collezionò 22 vittorie, tra cui il campionato italiano nel 1943, ancora il Lombardia nel 1945, quattro tappe al Giro d’Italia, una al Giro di Romandia e al Giro di Catalogna. E fu quarto nel Mondiale 1946. ”I migliori anni della mia vita - raccontava - li ho dati a Bartali. Mi stimava così tanto e mi voleva così bene da perdonarmi anche l’amicizia con Coppi”. Mario era uno di quelli che mangiava, dormiva e si allenava dal Campionissimo, a Castellania. [...] ”Correre per Gino e Fausto - diceva - era un pesantissimo onore. Per potergli passare la ruota, dovevo pedalare con gli stessi rapporti. Normali per loro, impossibili per noi”» (Marco Pastonesi, ”La Gazzetta dello Sport” 23/2/2005).