L’Indipendente, 06/02/2005, 6 febbraio 2005
Numerosi studiosi si sono affannati a studiare clinicamente il caso Hitler. Jung parlò apertamente di «pseudologia fantastica», ovvero di tendenza a credere alle proprie bugie, mentre Fromm, basandosi sull’infanzia di Hitler, definì il caso di un individuo affetto da «aggressività maligna con tendenze necrofile»
Numerosi studiosi si sono affannati a studiare clinicamente il caso Hitler. Jung parlò apertamente di «pseudologia fantastica», ovvero di tendenza a credere alle proprie bugie, mentre Fromm, basandosi sull’infanzia di Hitler, definì il caso di un individuo affetto da «aggressività maligna con tendenze necrofile». Nel suo Eva e il führer Cova riporta il ritratto del dittatore delineato da Fromm, Jung e altri esperti: «Quoziente intellettivo medio-alto con stati di sofferenza commisti a narcisismo, autoritarismo, e a un complesso di superiorità che rendono il soggetto indulgente verso se stesso, insensibile sino alla distruttività nei confronti del prossimo. Temperamento introverso, il soggetto in questione passa facilmente dall’euforia alla depressione e vince con la violenza, talora col sadismo, una latente timidezza di fondo: di qui l’insorgere di occasionali crisi isteriche e il manifestarsi di anomalie comportamentali di tipo paranoide».