L’Indipendente, 06/02/2005, 6 febbraio 2005
Il primo incontro. Finché un giorno entrò nel negozio anche il quarantenne Adolf Hitler. Eva raccontò a sua sorella di un uomo con dei buffi baffetti che le aveva guardato le gambe e con cui, assieme a Hoffmann, aveva assaggiato un pezzo di salsiccia e bevuto birra
Il primo incontro. Finché un giorno entrò nel negozio anche il quarantenne Adolf Hitler. Eva raccontò a sua sorella di un uomo con dei buffi baffetti che le aveva guardato le gambe e con cui, assieme a Hoffmann, aveva assaggiato un pezzo di salsiccia e bevuto birra. Per qualche mese i due non si videro più. Hitler stava ricominciando la sua attività politica, dopo la revoca del divieto di tenere comizi in pubblico, e ospitava nella sua casa del Prinzregentenplatz la nipote Geli Raubal, più giovane di diciannove anni, con la quale aveva una relazione molto particolare: «Qualunque fosse l’esatta natura dei loro rapporti, e tutte le testimonianze si fondano in gran parte su voci e congetture, pare certo che Hitler, per la prima e unica volta nella sua vita (se non teniamo conto della madre), maturò una dipendenza affettiva da una donna», scrive lo storico Ian Kershaw. Geli si suicidò il 19 settembre del 1931, sparandosi con la pistola dello zio. Sono state formulate molte ipotesi per spiegare questo gesto, secondo alcuni compiuto per sfuggire alle morbose attenzioni di Hitler, secondo altri perché lui non approvava un suo fidanzamento, e tante altre ancora, ma nessuna prova è mai emersa a sostegno dell’una o dell’altra tesi. Eva, che dalla primavera del 1930 aveva iniziato a uscire con Hitler, anche se sporadicamente, trovava così campo libero. I suoi appuntamenti con lui erano improvvisi e di norma seguivano lo stesso cliché: lui passava a prenderla al negozio con una macchina lussuosa con tanto di autista, e la portava a teatro o all’opera; poi, dopo lo spettacolo, a mangiare in una delle osterie frequentate dai compagni di partito.