Igor Man, La Stampa 3/2/2005, pag. 1., 3 febbraio 2005
Un aneddoto di Igor Man su Giovanni Paolo II: «Nel 1997, il papa fu in Libano durante due giorni. Un viaggio invero "difficile" poiché non tutte le ferite di 17 anni di guerra civile s’erano rimarginate: nell’aria soave di Beirut vorticava il polline dell’odio
Un aneddoto di Igor Man su Giovanni Paolo II: «Nel 1997, il papa fu in Libano durante due giorni. Un viaggio invero "difficile" poiché non tutte le ferite di 17 anni di guerra civile s’erano rimarginate: nell’aria soave di Beirut vorticava il polline dell’odio. Per motivi di sicurezza e di capienza, l’adunanza dei giovani cui avrebbe parlato Wojtyla, si fece a mezza costa, in una sorta di anfiteatro naturale, arrangiato per la bisogna. Tutti quei giovani che nel rapido volgere di due ore affollarono quell’ambiente, erano armati anche se per rispetto del papa al posto del mitra avevano la pistola, nascosta sotto la giacca. Il Papa tardava e sui gradini dell’attesa, sempre più veloce e diffusa, montava una slavina d’odio. E indicandosi l’un l’altro, quei giovani che fino a poco tempo prima s’erano combattuti senza misericordia, presero a insultarsi, a minacciarsi. Arrivò il papa e posseduti dall’odio com’erano, i ragazzi non se ne accorsero. Giovanni Paolo II ristette un attimo in piedi, infine s’accasciò sulla sedia di foggia orientale a lui destinata. Coprendosi il volto con entrambe le mani, attese. Finalmente, accortisi della sua presenza, i giovani tacquero. E Karol Wojtyla li arronzò. Letteralmente. Disse a quei disperati che l’odio li avrebbe divorati sino alla perdizione, che non era necessario che in quel preciso momento, si decidessero a far pace: ci vorranno anni ma bisogna cominciare a provarci. Subito. Questo disse il papa, con voce imperiosa, martellando il suo ottimo francese (lingua franca in Libano). Ma immensa fu la nostra sorpresa quando vedemmo quei ragazzi venirsi incontro, abbracciarsi. (Non pochi piangevano gridando al papa: grazie, je t’aime)».