4 febbraio 2005
Tags : Douglas. Coupland
Coupland Douglas
• Nato a Baden-Sollingen (Germania) il 30 dicembre 1961. Scrittore. Profeta della letteratura dei non luoghi (campus universitari, ipermercati, cyberspazio), Douglas Coupland è nato nel 1961 in un non luogo per eccellenza: la base militare canadese a Baden-Sollingen in Germania. A quattro anni la famiglia lo porta a Vancouver dove vive tutt’oggi in una casa disegnata da Ron Thon. Allo studio preferisce i viaggi che lo portano a soggiorni alle Hawaii, Milano e in Giappone. Tenta senza convinzione di fare lo scultore e poi il giornalista. Nell’89 scrive Generazione X che diventa un best-seller tradotto in 30 lingue. Seguono a ritmo serrato dieci romanzi, Generazione Shampoo (1992), La vita dopo Dio (1994), Microservi (1995), Memoria Polaroid (1996), Fidanzata in coma (1998), Lara Croft and the Tomb Raider Phenomenon (1998), Miss Wyoming (2000), La sacra famiglia (2001), Hey Nostradamus! (2003) e Elenor Rigby (2005), che lo collocano in compagnia di autori come Shann Nix, Brett Easton Ellis e Steven Gibb. Per chi volesse avvicinarsi alla sua opera, da non perdere il primo romanzo e il documentario Close Personal Friends girato nel 1995 con Graham Law, in cui Coupland espone la sua filosofia e il suo credo artistico. A. C. (’L’espresso” 18/8/2005). «[...] quando hai scritto un libro d’esordio come Generation X, con quel titolo che è diventato una categoria sociologica, non puoi pretendere che il resto della tua carriera sfugga alla prospettiva del tempo. Allo sguardo su come cambiano le cose, vivendo e crescendo. [...] Generation X, la storia dei giovani americani nati troppo tardi per fare la contestazione, e troppo presto per essere figli della rivoluzione digitale. Indifferenti, come quelli di Moravia, con la differenza che non avevano neppure qualcosa a cui essere indifferenti. Solo una grande voglia di nascondersi, possibilmente nel deserto della California. [...] ”[...] Quando avevo vent’anni pensavo che stessi impazzendo. Anzi no, avevo bisogno di droga. Oppure mi serviva una buona dieta ricca di magnesio. Per anni mi sono sforzato di scoprire cosa non funzionasse nel mio fisico, fino a quando ho capito una verità ovvia: ero solo. Cominciai a frequentare le biblioteche, dove trovavo due tipi di libri: il primo gruppo suggeriva di bere molto tè, e l’altro consigliava di trasformare la ’loneliness’ in ’solitude’, di passare cioè dall’isolamento dell’emarginato alla solitudine malinconica del genio. Beh, non è possibile. Non funziona. [...] i miei vent’anni furono davvero un periodo miserabile. L’età peggiore, per chi deve ancora passarci, è quella dei ventisei anni. Anche i ventisette, però, non sono molto meglio. Con i trent’anni cambia tutto, la vita si scioglie. Ti ricordi le canzoni che sentivi, la gente che vedevi, le cose che facevi, soprattutto intorno ai trentatrè o trentaquattro anni. Poi non so, forse comincia la spirale discendente. Devo vedere. [...] Sono il terzo di quattro fratelli, ognuno con il suo ruolo immutabile. Il primo è il forte, il secondo l’ombra, io il bravo ragazzo, e il quarto la peste. Si impara tutto da lì” [...]» (Paolo Mastrolilli, ”La Stampa” 4/2/2005). «[...] Coupland è interessato soprattutto agli effetti della tecnologia e della globalizzazione sulla nostra vita interiore. [...] si considera un ”lego-holic”: ”Da bambino passavo ore con il Lego e Super City, poi da adulto sono diventato un avido collezionista di costruzioni e kit di montaggio”. Dunque il Lego per liberare l’immaginazione, per sognare il futuro, il tutto seguendo rigorosamente un modello modulare e binario. [...] Amo questi giochi e la filosofia che li ha prodotti, perché stimolano la nostra capacità di modellare e interpretare il mondo. Solo così possiamo immaginare altri mondi paralleli” [...] Douglas Coupland, nel 1991 si impose con il romanzo Generazione X, un libro che ha saputo cambiare il mondo mentre lo descriveva . Soprattutto ha dato un nome e un’identità a una generazione ”persa”. Da allora ha continuato a raccontarci in maniera lucida e disincantata la sua e la nostra vita, standosene davanti a un computer nella sonnolenta Vancouver. Le sue parole, avanzano come un’onda attraverso i successivi dieci romanzi che hanno diffuso il suo verbo nel mondo. Ma pur avendo ridefinito i confini tra saggistica e romanzo, scrivere non gli basta più. Dal 2000 ha ripreso a produrre sculture e istallazioni. Racconta: ”Ho studiato scultura, ma da quando ho iniziato a pubblicare, pensavo di non aver spazio mentale per altro. Poi un giorno ho capito che esistono più zone del cervello ognuna con una funzione specifica...”. Il suo lavoro non letterario, difficile da etichettare, consiste soprattutto in ”room environments” in cui proporzioni e scala vengono distorti al punto da forzare lo spettatore a riconsiderare le proprie percezioni dello spazio. La sua prima mostra, sponsorizzata da una nota marca di Vodka si è inaugurata a New York il 10 settembre 2001. ”Dopo il vernissage, ubriachi di vodka ci siamo sdraiati nella piazza sotto le Twin Towers immaginando di poterle scalare camminando lungo le pareti, sfidando la gravità. Il giorno dopo le torri non esistevano più”. Questo spiega il ricorrere delle torri gemelle nel lavoro di Coupland che, tra le altre cose, ha anche scritto e interpretato un lavoro teatrale intitolato September 10, 2001 messo in scena a Stratford on-Avon dalla Royal Shakespeare Company. Esaltato da parte della critica culturale più attenta (ha scritto di lui tra gli altri il filosofo Slavoj Zizek) e ignorato da altri, è prematuro pensare che irromperà nel mondo delle arti figurative con la potenza con cui si è imposto in quello letterario. La notorietà di Coupland deriva dalla sua capacità di leggere il presente: collezionista ossessivo di artefatti della cultura popolare, è stato capace di dare voce a una generazione in overload di informazioni, narrare la psicologia dei drogati da computer prima dell’esplosione di Internet, rivelandoci, in tutta la loro miseria, i bisogni mistici della post modernità e della new age. Ci ha spiegato gli anni ’90, la decade misteriosa, a cavallo della sbornia edonista degli anni ’80 e l’insanguinato inizio del XXI secolo. Quando Coupland , trentenne, coniò il termine Generation X prima per un fumetto e poi per il suo romanzo, non avrebbe mai sospettato la presa emotiva di quel titolo. Il termine descrive la tredicesima generazione degli americani cioè gli 80 milioni di giovani nati tra il 1961 e 1981. In quello slogan Coupland aveva descritto lo spirito di quei ragazzi, il loro pessimismo congenito e l’irritante rassegnazione al fallimento. Cosa ha fatto Coupland per la Generation X? L’ha descritta con empatia e partecipazione. la generazione senza valori, preoccupata solo di ritagliarsi una parvenza di vita: un posto di lavoro e quattro mura da chiamare ”casa”. Niente adulti, niente maestri, niente di sacro. Una volta individuato il problema, forse arriveranno le soluzioni. Nel frattempo Coupland da profeta intuitivo è diventato uno scrittore migliore e un’artista a tutto campo» (Alessandro Cassin, ”L’espresso” 18/7/2005).