varie, 22 novembre 2004
Tags : Paolo Di Lauro
DI LAURO Paolo Napoli 26 agosto 1953. Camorrista. Arrestato dopo una lunga latitanza il 16 settembre 2005 • «[
DI LAURO Paolo Napoli 26 agosto 1953. Camorrista. Arrestato dopo una lunga latitanza il 16 settembre 2005 • «[...] universalmente conosciuto come Ciruzzo ’o milionario. Solo il soprannome la dice lunga. Niente a che vedere con personaggi alla Raffaele Cutolo, che di nomignolo faceva ’o professore e solleticava persino la fantasia e l’ironia del poeta De Andrè che - in una famosa canzone - lo faceva identificare così da un agente di custodia: ”...ca ’o maxiprocesso, co’ cappotto ’e cammello, eravate ’o cchiù bello...”. No, Ciruzzo - patriarca a soli 51 anni e quindi portatore della ”sana” tradizione prolifica - non sembra inseguire la legittimazione carismatica dell’uomo di riflessione. Non possiede neppure il sarcasmo di don Raffaele che, alle domande dell’inviato Rai a Napoli Giò Marrazzo, sui 200 morti ammazzati, da dietro le sbarre dei tribunali, recitava: ”Morti? Forse po’ terremoto!”. Ciruzzo sembra conoscere solo l’odore dei soldi [...] ha lasciato tutto nelle mani del figlio Cosimo[...] Ora, come spesso accade nelle dinastie, anche le meno presentabili, i figli non sono quasi mai meglio dei padri. Mostrano tanta buona volontà, ma - come dire? - la ”capa non li accompagna”. Cosa ha fatto Cosimo? Ha pensato di stravolgere il ”sistema” paterno che poggiava sul cosiddetto buonsenso e sulla scelta del ”vivi e lascia vivere”. Ciruzzo cedeva un buon margine all’iniziativa privata dei bravi sottoposti: ovviamente dopo che avevano raggiunto il budget stabilito per il capo. Questa sorta di compartecipazione agli utili aveva fatto sì che la vendita della mercanzia - coca, eroina, ”fumo”, crack, cobret ed ogni altra modernità assassina - arrivasse a fruttare anche mezzo milione di euro al dì. Niente male per una impresa, senza costi di gestione, che può servirsi di luoghi pubblici (oltre al Terzo Mondo, il Buon Pastore e il Lotto H per gli amanti dell’hascish) e può tenere i prezzi bassi ”tanto la richiesta è enorme”. Dove ha sbagliato Cosimo, classe 1973 e tanta voglia di ”sfondare”? Ha deciso, forse senza averne l’autorevolezza, di cambiare le regole: alt all’iniziativa privata, tutto deve andare nelle mie mani e voi, ”voi siete vecchi, superati, e vi cambio con guaglioni che non hanno neppure trent’anni”. Da qui alla rivolta e quindi alla mattanza, il passo è stato breve, brevissimo. Eppure, forse, ce la poteva fare, Cosimo, a succedere al padre. Perché qualcuno che lo teneva in considerazione, c’era. Come quel guaglione, intercettato dalle cuffie della polizia, che diceva: ”Io voglio bene solo ai Di Lauro e basta... e nessuno se lo vuole mettere in testa... per me esistono solo loro”. Evidentemente il giovane era stato avvicinato per un tentativo di farlo passare dall’altro lato della barricata. E se i ”bravi ragazzi” dovevano scegliere tra Cosimo e l’altro fratello, il più giovane [...] Marco, non v’erano dubbi: ”Marco! Questi qua non ne hanno cervello, Cosimo tiene il cervello”. [...]» (’La Stampa” 8/12/2004) • «Un impero che va dai casinò nei paesi dell’Est agli immobili in Spagna e a Montecarlo. La fama di trafficante di droga numero uno senza aver mai visto o toccato una dose di eroina. [...] Conta su un piccolo esercito di ragazzini della periferia Nord di Napoli, ma non può tornare nella sua casa di piazza Zannardelli - arredamento di lusso e una fornita biblioteca, la camera da letto dove non ha mai dormito per evitare il rischio di agguati - perché lo aspettano la polizia per arrestarlo e i rivali per ucciderlo. Patrimoni incalcolabili all’estero, Napoli è vietata a Paolo Di Lauro [...] meglio noto come ”Ciruzzo ’o milionario”. Ciruzzo, nome che il boss scelse in memoria del padre, morto di crepacuore quando lui, giovanissimo, venne arrestato. L’aggettivo milionario guadagnato sul campo, costruendo un impero della droga pari per dimensioni a quello del contrabbando di sigarette creato da manager del crimine come Gerardo Cuomo o Michele Zaza. Con referenti in Turchia e Sudamerica per l’acquisto di eroina e cocaina. Boss filosofo. Diceva parlando di ”altri”: ”La mala pensa ai giovani, mentre lo Stato non dà loro neanche la possibilità di un lavoro”. [...] una inchiesta dell’Antimafia portò in carcere ventisette dei suoi fedelissimi. Lui riuscì a sfuggire al blitz, scappò all’estero affidando il controllo degli affari a uno dei suoi undici figli, il prediletto Cosimo, venticinquenne senza capacità imprenditoriali. Quella che era una holding di liberi professionisti del traffico di droga, quotisti rispettati dal boss e tenuti a pagare una sola maxi tangente iniziale sulla partita di droga o sul controllo del racket, venne trasformata in una azienda con stipendiati costretti ad ubbidire di più e guadagnare di meno. Niente più percentuali e spirito di iniziativa. Paolo Di Lauro amministrava denaro e basta. Suo figlio ha voluto comandare su uomini e portafogli. L’inizio della fine. Anno 2004. Sparisce una grossa fetta di denaro. I conti di Cosimo Di Lauro non tornano più, e alcuni degli ex quotisti spariscono nel nulla. Lupare bianche? Oppure fughe all’estero con il bottino? Il movente della guerra tra affiliati e scissionisti. Quel che arriva all’orecchio di Ciruzzo ’o milionario è l’eco della sua sconfitta. Non può tornare a Napoli per riprendere le redini degli affari in mano. Il figlio ha spaccato gli equilibri. Nascosto chissà dove, è testimone impotente del crollo del suo impero. Sa che se si fa vivo per lui è finita» (i. d. a., ”la Repubblica” 22/11/2004) • «Con i soldi guadagnati nel traffico di droga ha costruito un impero. E se adesso la sua rete di negozi di abbigliamento si estende fino all’Olanda e alla Francia, se il denaro viene ripulito nei casinò della Slovenia e in alcune società di comodo intestate a prestanome, se molti immobili sono sinora sfuggiti agli accertamenti investigativi, è perché Paolo Di Lauro [...] ha sempre avuto un grande fiuto per gli affari. Quel soprannome di Ciruzzo ’o milionario che lo identifica anche negli atti giudiziari non nasce per caso. La gestione del suo patrimonio è sempre stata oculata, così come equa è sempre stata la divisione dei profitti tra i suoi luogotenenti. [...] Tra il 1995 e il ’98 è stato spesso in Slovenia, sempre in compagnia di donne bellissime, talvolta insieme a cittadini russi con i quali, come annotano i poliziotti della questura di Gorizia nel gennaio del 1996, ”ha continui e solidi contatti”. Nei casinò ricicla i soldi, ma altrove li investe. La sua specialità è il mercato del falso. Nelle aziende che ha intestato a prestanome produce capi di abbigliamento identici a quelli griffati, che poi distribuisce in mezza Europa e nei mercati dell’Est. [...] ”Paolo Di Lauro - racconta nel 1998 il ”pentito” Gaetano Guida - ha, da sempre, grossi interessi nel commercio dei capi di abbigliamento in pelle e finta pelle e della biancheria. Questa attività che si estende in tutta Europa e nel mondo, oltre a fruttare decine di miliardi, serve a costituire un’importantissima rete internazionale per l’appoggio e la copertura dei latitanti e il traffico di stupefacenti. Di Lauro aveva anche una fabbrica a via Limitone di Arzano. Non so se sia ancora sua, ma se esiste ancora e la gestisce qualcun altro, potete essere certi che lui è il proprietario. So che ha una rete di negozi in Europa, oltre ad altre fabbriche in Italia. Due di questi negozi si trovano a Parigi, altri sono in Olanda. So che ha investito anche molti soldi in Grecia” [...]» (Fiorenza Sarzanini,’Corriere della Sera” 24/11/2004).