Catalogo dei viventi, 1 novembre 2004
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ARIENTI Stefano. Nato ad Asola (Mantova) nel 1961. Artista. «[...] parte da grandi poster murali, manipolati e trasformati: ”Un mio personale modo per utilizzare un immaginario a disposizione di tutti”
ARIENTI Stefano. Nato ad Asola (Mantova) nel 1961. Artista. «[...] parte da grandi poster murali, manipolati e trasformati: ”Un mio personale modo per utilizzare un immaginario a disposizione di tutti”. Inserito in un percorso avviato da Mimmo Rotella... ”Sicuramente Rotella è un artista che ho guardato nel tempo... Ma quello che mi ha influenzato è l’immaginario pop che ha utilizzato immagini esistenti e le ha trasformate in arte. un modo per far vedere che il diluvio di immagini che ci circonda e si insinua nella nostra vita può essere personalizzato, esorcizzato e non subito passivamente [...] Oggi si può lavorare sulle immagini in tanti modi diversi, attraverso la pittura, il disegno o le nuove tecnologie. Ci sono più mezzi a disposizione di un artista, una varietà straordinaria. un processo sempre in corso... [...] Vent’anni fa incontravo un pubblico molto raffinato ma amatoriale. Ora c’è stata un’esplosione. [...] Vengo da un mondo molto diverso: sono figlio di contadini. L’arte contemporanea è stato il completamento dei miei interessi [...] L’interesse per la natura o per il modo in cui si sviluppano naturalmente dei processi è molto vivo nel mio lavoro artistico. L’idea di usare delle metodologie, o una precisa manualità, sicuramente deriva da un mondo pratico e concreto come quello della campagna [...] Ho guardato molto al passato e non soltanto all´arte occidentale. Ho guardato alle altre culture per seguire miei interessi personali, a cominciare dalla musica, da quella classica al pop, alla musica popolare. E attraverso questi canali ho scoperto anche l’arte contemporanea. Per me ad esempio è stato molto importante scoprire e studiare l’arte antica giapponese. C’è una molteplicità di influenze nel mio lavoro”» (Paolo Vagheggi, ”la Repubblica” 1/11/2004). «[...] ”Raccolgo da anni i materiali che i giovani usano per i matrimoni. Mi sembrano una forma di rappresentazione spontanea, ricca di naïveté e anche di sentimento: esprimono un desiderio di felicità e danno spesso un’immagine scherzosa di un momento importante nella vita delle persone. Così ho pensato che a questi materiali si potesse dare dignità di ’opera d’arte’”. [...] è uno dei pochi artisti italiani affermati sulla scena internazionale. ”Sono nato a Mantova e sono arrivato a Milano per studiare agraria. Ho iniziato a frequentare un gruppo di amici che disegnavano o dipingevano o facevano arte. Sono così entrato in contatto con persone eccezionali come Corrado Levi, da lui ho realizzato le prime mostre”. Milano era allora una città molto viva, dove gli artisti della generazione di Arienti avevano voltato pagina rispetto all’Arte Povera e alla Transavanguardia imperante, dove nascevano gallerie di tendenza e i collezionisti sostenevano il nuovo mood. ”Così il mio essere artista non è tanto il risultato di uno studio quanto l’esito di un percorso. E anche della convinzione che oggi non c’è bisogno di inventare nulla. Si tratta piuttosto di personalizzare con il proprio segno e far diventare arte cose che già esistono, aiutando la gente a guardarle con un occhio diverso”. Così ad esempio con i sacchetti della spesa si possono realizzare lunghe strisce che diventano Alghe, una delle prime installazioni di Arienti. Si possono spiegazzare le pagine dei giornali a fumetti o degli spartiti musicali o dei manuali di ragioneria e farli diventare Barchette o Turbine. ”Quando ’spiegazzavo’ i fumetti un giorno sono stato sorpreso nel trovarne alcuni già ’spiegazzati’ nella spazzatura: per un attimo ho pensato di averli gettati io per sbaglio, invece erano dei vicini che li avevano usati come festoni per un compleanno. Mi ha fatto piacere, ho capito che ero nella direzione giusta”. A volte si riutilizzano icone, come le fotografie o i poster di Marilyn su cui si interviene per sottrazione con una gomma da matita oppure si costruiscono sulle pagine di riviste ricami che nascono da delicati trafori. A volte l’installazione è il susseguirsi di copertine di libri su cui sono riprodotte quadri famosi. ”Mi sono divertito - racconta Arienti - ad accostarle a libri d’artista in cui sono intervenuto cancellando un’opera”. Il divertimento e il gioco sono un’altra costante della sua ricerca, che coinvolge anche capolavori del passato. [...] Sulle Ninfee Arienti stende ditate colorate di Pongo, oppure le ricompone utilizzando poster uniti da cerniere lampo. A volte vediamo di un giardino di Monet solo la traccia ottenuta traforando il quadro. [...] Le stoffe e gli elementi tessili sono altri elementi che affascinano Arienti: da una fotografia di animali-giocattolo ha realizzato una tappezzeria a pannelli bicolori, da stoffe di colore diverso ha ottenuto dei grandi teli rossi. E rossa è anche la grande moquette su cui bisogna camminare a piedi nudi per vedere Corda di carta di giornali, un’installazione realizzata con lunghe corde di giornali arrotolati [...]» (Rocco Moliterni, ”La Stampa” 22/3/2005).