Varie, 18 ottobre 2004
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Wiles Andrew
• Cambridge (Gran Bretagna) 11 aprile 1953. Matenatico • «La grande passione di Pierre de Fermat - nato nel 1601 in una cittadina della Linguadoca non lontano da Tolosa, di professione magistrato, stimato uomo politico - era la matematica. Spesso lo si descrive come un brillante dilettante, ma in realtà fu un matematico provetto, che eccelleva in tutti i campi della disciplina ed era in grado di tenere testa ai più eminenti scienziati dell’epoca, Cartesio compreso. Nelle sue Osservazioni su Diofanto - semplici appunti presi durante la lettura dell’Arithmetica del grande matematico di Alessandria - Fermat asserì che non è possibile ”scomporre un cubo in due cubi, o un biquadrato in due biquadrati, né in genere dividere alcuna potenza di grado superiore al secondo in due altre potenze dello stesso grad”, aggiungendo di avere anche ”scoperto una mirabile dimostrazione” di questo fatto, che poteva però essere contenuta nella ristrettezza del margine. questo il problema di teoria dei numeri - noto come ultimo teorema di Fermat - che il ”tolosano” ha lasciato in eredità ai matematici dei secoli successivi. Un problema che ha resistito a tutti i tentativi di dimostrazione fino al 1995, quando Andrew Wiles riuscì finalmente a provarlo usando tutto un complesso arsenale di tecniche e di idee sviluppate nel Novecento da matematici quali André Weil, Shimura, Taniyama, Faltings, Ribet. [...] ”Sono stato affascinato dalla matematica fin da ragazzo. Non credo di aver subito realizzato quanto fosse difficile! Per un bambino, un problema che per essere risolto richiede mezz’ora è già difficilissimo e uno che non si riesce a fare prima che l’insegnante lo spieghi è pressoché impossibile. Soltanto più avanti si arriva a capire che vi sono problemi che nessuno sa risolvere. Sapevo fin da bambino dell’esistenza dell’ultimo teorema di Fermat ma non avevo idea di quanti problemi non risolti vi fossero in matematica [...] Vi sono matematici che padroneggiano molta matematica. Ma è difficile lavorare intensamente su un problema arduo in una certa area e nel contempo tenere dietro a ciò che accade nelle altre aree di ricerca. Ritengo che abbia ancora un senso considerare la matematica una disciplina unica fintanto che l’insieme comune di conoscenze di base ci permette di approfondire qualsiasi specifica teoria matematica,, quando se ne presenta l’occasione o la necessità. Il modo di pensare di un matematico è ancora lo stesso in tutti i settori della nostra disciplina [...] Sono ben consapevole che per i primi trecento anni dopo la formulazione del problema nessuno avrebbe potuto dimostrare l’ultimo teorema di Fermat con il metodo che ho usato io. Si tratta di un metodo basato su una matematica troppo moderna. Anche soltanto vent’anni prima della mia dimostrazione sarebbe stato molto, molto più difficile. una bella fortuna vivere nel momento giusto! Ma il problema è che nessuno sa se sta vivendo o no nel momento giusto. ’ possibile oggi che qualcuno riesca a dimostrare l’ipotesi di Riemann? Personalmente credo di sì, ma non ne sono certo. Così, la mia risposta è che la soluzione del problema di Fermat si è basata sul lavoro di molti altri ricercatori, alcuni dei quali forse non erano nemmeno dei giganti [...] Credo che per avere un’esistenza ricca di soddisfazioni si debba fare qualcosa che ci appassiona. Essere bravi in matematica aiuta, ma non basta. Vi deve piacere fare matematica. Farete parte di una comunità che esiste da migliaia di anni e potrete contribuire a un’impresa creativa che ha attraversato i secoli e accomunato civiltà diverse. Ma la vita è troppo breve per sprecarla in qualcosa di cui ci importa poco o nulla”» (’La Stampa” 16/10/2004).