Varie, 8 ottobre 2004
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Tutu Desmond
• Klerksdorp (Sudafrica) 7 ottobre 1931. Arcivescovo emerito anglicano del Sudafrica. Premio Nobel per la Pace 1984 (Rodolfo Di Giammarco, ”la Repubblica” 8/10/2004) • «Della Commissione per la Verità e la Riconciliazione Desmond Tutu fu il presidente ma soprattutto il garante. Fu grazie alla sua statura morale [...] che centinaia di ex carnefici accettarono di sfilare davanti alla Commissione. E migliaia di vittime scelsero di mettere da parte la ricerca di vendetta personale. [...] ”[...] Quando l’apartheid finì molti pensavano che da un momento all’altro i neri avrebbero cacciato i bianchi, che avrebbero cercato vendetta per quello che avevano patito. Non è accaduto, e questo in buona parte si deve alla Commissione [...] abbiamo tentato in tutti i modi di riconciliare, piuttosto che nascondere. Abbiamo cercato di far luce sul passato, senza mai far finta che non ci fossimo fatti delle cose orribili l’uno con l’altro [...] Il fallimento maggiore è il fatto che non abbiamo convinto i bianchi a collaborare come avremmo voluto. Ma in questo molte responsabilità sono da attribuire anche alla leadership bianca di allora, che non ha spiegato bene ai suoi che magnifica chance avevano: i neri erano pronti ad offrire perdono piuttosto che a cercare vendetta. Per i bianchi era una magnifica occasione per mettere da parte il passato: invece in molti hanno visto nell’intero processo solo una forma di umiliazione [...]A chiedere amnistia sono arrivati molti pesci piccoli e pochi di quelli grandi. Questo è stato uno dei nostri punti deboli. L’altro è stato invece strutturale: non siamo stati in grado di fornire direttamente compensazioni alle vittime dell’apartheid. Non c’è stata in questo senso un’autorizzazione del governo, come quella che invece ci permetteva di garantire l’amnistia. La questione economica è stata demandata al governo, che non l’ha gestita bene: così è sembrato che la Commissione fosse più dalla parte dei carnefici che non delle vittime [...] Le cifre date a chi ha sofferto in quegli anni sono state meno che generose. E lo sono state con persone che hanno sofferto moltissimo e con le quali tutti noi sudafricani abbiamo un debito. [...]”» (Francesca Caferri, ”la Repubblica” 19/1/2006).