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 2004  settembre 09 Giovedì calendario

Mitnick Kevin

• Nato a Van Nuys (Stati Uniti) il 6 agosto 1963. Hacker. «1980: Appena sedicenne, si introduce fisicamente nei laboratori della Bell’s Computer System, in California, una grande centrale che gestisce i dati sui clienti e sulle chiamate per conto delle più importanti compagnie telefoniche statunitensi. Qui, insieme a un gruppo di compagni hacker, riesce a rubare le password di accesso al database di alcuni dipendenti e il manuale che illustra il funzionamento dell’intero sistema. Denunciato da uno dei compagni, viene condannato a tre mesi di reclusione. 1983: Riesce a introdursi nei sistemi di sicurezza della rete Arpanet che in quel periodo si sta trasformando da rete accessibile soltanto ai militari a nucleo originario di Internet. Scoperto, sconta altri sei mesi di reclusione. 1987: Si specializza nei sistemi che gestiscono le società di telecomunicazioni. Prende di mira la Santa Cruz Operation, un’azienda che produce software per i gestori di telecomunicazioni e ruba alcune carte di credito telefoniche. Poi cambia obiettivo e, introducendosi nei computer della Digital Equipment Corporation, la società creatrice del motore di ricerca AltaVista, riesce a rubare il codice sorgente del sistema operativo Vms. Un amico però lo tradisce, denunciandolo all’Fbi, e Mitnick passa altri tre anni al fresco. Nel frattempo ha sperimentato ogni genere di tecnica e di attacco informatico. Ne hanno fatto le spese grandi colossi dell’IT e della telefonia come Motorola, Apple, Sun, Netcom. 1990: Mitnick, scontati i tre anni di carcere, esce di scena per un po’: gli rimangono tre anni di libertà condizionata. Prima lavora per l’impresa di costruzioni del padre a Los Angeles, poi fa l’investigatore privato per un’agenzia californiana. Viola però i termini della libertà condizionata, attirando nuovamente su di sé l’attenzione dell’Fbi che comincia a dargli la caccia, ma senza successo. Mitnick è fuggito, e per due anni e mezzo nessuno riesce a rintracciarlo. Diventa uno dei criminali più ricercati d’America. 1994: Si introduce nella macchina di Tsutomo Shimomura, un super esperto del San Diego Supercomputer Center, consulente informatico dell’Fbi. Proprio Shimomura, utilizzando la stessa tecnica di Mitnick, riesce a incastrarlo, individuando il suo nascondiglio: un appartamento a Raleigh, in North Carolina. 2000: Dopo circa cinque anni di reclusione, Mitnick viene rilasciato. 2003: Il 21 gennaio scade anche il divieto che gli impediva l’accesso a computer e Rete. Mitnick crea una società che vende servizi anti-hacker alle aziende» (’L’Espresso” 9/10/2003). «A vista non ha niente di mitico: occhiali sottili, capelli con un taglio anni Settanta (corti sopra e lunghi sotto), giacca e cravatta anonime, l’abito grigio un po’ largo nasconde una corporatura appesantita da mancanza di esercizio fisico [...] sembra il clone di Tom Hanks in The Terminal. E invece è Kevin Mitnick, l’hacker più famoso del mondo. Quello che più di tutti ha ispirato in questi anni libri e film sui pirati informatici. [...] ”[...] sono figlio unico, orfano di padre. I miei in realtà hanno divorziato quasi subito e mia madre mi ha cresciuto facendo la cameriera a Los Angeles” [...]. Quando era piccolo gli piacevano i giochi di magia, si appassionava a imparare tutti i trucchi. Da adolescente, occhiali da vista spessi, la sua passione si sposta sulle radio amatoriali e i telefoni. Va bene a scuola, è portato per la matematica. ”Sono autodidatta, ho frequentato solo qualche corso di informatica e di matematica”. Vagabonda per i negozi di elettronica e assembla tecnologia ”trasmissiva”, tutto solo nella sua stanzetta, mentre i coetanei giocano a basket: in cambio di qualche lavoretto si fa dare pezzi di hardware usati. Scopre i personal computer. Poi i modem. A 13 anni viene cacciato da scuola, perché entrava negli archivi degli altri istituti. Fa stupidaggini da spaccone, tipo trasferire la bolletta telefonica di un ospedale (30 mila dollari Usa) sul conto di un tizio che detestava. Si sceglie come ”alias” (soprannome) ”Condor”, dal film I tre giorni del Condor. A 17 anni, nel 1981, viene arrestato per la prima volta: furto di manuali informatici. E il suo primo attacco hacker: alla compagnia telefonica Pacific Bell. Da allora incomincia la ”caccia all’uomo” dell’Fbi, che si conclude solo 14 anni dopo. Un inseguimento attraverso le reti di mezzo mondo che trasforma Kevin Mitnick in un mito. Perchè nel frattempo Internet produce il Web e diventa popolare. Il Condor vola troppo in alto: dirotta i conti su altre utenze, gira gli Usa con pc e cellulare modificato. Si sposta di continuo, perchè sa che l’Fbi è sui suoi passi: spia le loro comunicazioni. Non appena c’è l’ordine ”ok, andate a prenderlo”, sparisce. Nel frattempo entra ovunque: agenzie governative, grandi aziende. Copia progetti, piani, budget, contatti. Inizia a capire il potere che ha in mano. Troppo tardi. Diventa ”top wanted” nella lista dei ricercati dell’Fbi. E la voglia di gloria gli fa fare una serie di passi falsi. L’arresto che lo vede finire in carcere per 5 anni senza processo, tra cui 8 mesi in isolamento, è del 14 febbraio 1995, dopo una chiacchierata di troppo con un giornalista sulle sue tracce: un giorno di San Valentino [...], a Raleigh, piccolo centro nello Stato del North Carolina, come nei film agenti armati fino ai denti escono da un camioncino blu e circondano il suo nascondiglio. Su di lui pendono 25 capi d’accusa: vogliono la sua testa multinazionali informatiche del calibro di Motorola, Fujitsu, Nokia, Sun Microsystems, Novell, Nec. Si è divertito alle loro spalle. E loro gli chiedono risarcimenti per ottanta milioni di dollari. Non li ha. Resta in carcere. Da allora, un tam-tam via Internet di appelli per la sua liberazione, convogliati su un sito da vero fan club di contro-informazione, con tanto di colletta per pagargli le spese legali, perchè il suo è un difensore d’ufficio. pentito? ”Sì, mi dispiace aver causato danni alle aziende, ero naive. Ma sono anche arrabbiato con il sistema giudiziario americano”. In carcere non si dà per vinto: gli vietano l’uso di pc e cellulari, 5 anni sono lunghi per i ritmi di innovazione delle tecnologie. Per mantenersi aggiornato, si fa mandare i manuali tecnici in prigione e studia. Nel 2001, pagato il suo debito, esce di prigione e volta pagina. Gli hacker odiano essere chiamati ex-hacker. Oggi è tra i maggiori esperti di sicurezza informatica al mondo. In questi ultimi anni ha fondato una società di consulenza (www.defensivethinking.com), ha scritto due libri, L’arte dell’inganno e L’arte dell’intrusione. ”Nella mia mente è una trilogia, perchè la mia passione è L’arte della guerra di Sun Tzu, il filosofo cinese, quello che dice ’conosci il tuo nemico, conosci te stesso e sii vittorioso’, secondo me fu il primo grande hacker della storia”. Tutti lo vogliono. Lui capitalizza sulla sua fama. Si gode la libertà girando il mondo in lungo e in largo. un ”self-made-man” sui generis. La rivincita del sogno americano capovolto» (Anna Masera, ”La Stampa” 18/3/2005).