3 settembre 2004
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Gento Francisco
• Nato a Guarnizo (Spagna) il 21 ottobre 1933. Calciatore. Tra i più grandi nella storia del Real Madrid. Ottavo nella classifica del Pallone d’Oro 1959, nono nel 1961. «[...] l’uomo che ha vinto più Coppe dei Campioni (sei), tutte con il leggendario Real Madrid, [...] grande ala sinistra degli anni Sessanta [...] ricorda con orgoglio di avere nonni di Genova, cui deve il suo cognome. [...] ha giocato 89 partite in coppa dei Campioni, con 31 gol, ha partecipato a otto finali [...]» (Alberto Cerruti, ”La Gazzetta dello Sport” 24/5/2005). «La sua casacca bianca passava come un lampo. L’ombra fuggitiva di un treno in corsa ed eccolo a destinazione, al tiro o al cross. Francisco Gento, ala sinistra del Real Madrid, uno dei più veloci giocatori della storia [...] aveva cominciato con l’atletica, ramo velocità. Poi la passione per il calcio, praticato dall’età di dieci anni sulla spiaggia, ebbe il sopravvento. Il Nueva Montana e l’Astillero furono le sue primne squadre, da dove approdò al Rayo Cantabria e poi, a diciannove anni, per un ingaggio risibile, al Real Santander. Fu lì che l’anno dopo l’andò a pescare il Real Madrid, in quell’estate del 1953 che portava alle merengues anche Alfredo Di Stefano, l’uomo cui la carriera di Gento si sarebbe legata indissolubilmente. Piccolo, tozzo e velocissimo, con un dribbling di lame taglienti sguainate in un fazzoletto di terreno, il giovane attaccante faticò a ingranare, ma già alla seconda stagione le sue superbe accelerazioni lo portarono all’esordio in nazionale, il 18 maggio 1955 contro l’Inghilterra. La finale di Coppa Latina di quell’anno contro il Reims lo rivela a sorpresa sulla grande ribaltà europea. Nel 1957 domina la finale di Coppa dei Campioni con la Fiorentina: su un suo guizzo Cervato commette il fallo per il vantaggio su rigore di Di Stefano; poi va di persona a siglare il raddoppio. L’anno dopo risolve nei supplementari a Bruxelles la finale col Milan: entra in area come una freccia, salta Cesare Maldini e fa secco Soldan. La sua intesa con Di Stefano diventa una delle armi micidiali della squadra. Alla ”Saeta rubia” basta sapere che ”Paco” è in campo per trovarlo con uno dei suoi famosi colpi di tacco anche da lunga distanza; Gento raccoglie e chiude il triangolo oppure si catapulta in area dove i suoi assist hanno effetti devastanti. Marcarlo è quasi impossibile, specie quando con un arabesco in dribbling afferra i primi metri e innesta i reattori. Il sinistro ha la leggerezza del ricamo e la potenza del cannone, il destro gli serve solo per camminare. Le sue fughe attirano i difensori avversari, aprendo spazi in cui Di Stefano e Puskas si gettano a caccia di gol. Diventa una colonna della Nazionale e l’idolo del pubblico delle merengues. Lo chiamano ”la palla di fuoco” e anche ”la Galerna del Cantabrico”, dal nome del vento di nord-est di quella regione. Quando Di Stefano lascia, diventa lui il capitano del Real, la continuità tra l’era dei grandi stranieri e l’epoca nuova. Con la Coppa dei Campioni del 1966 diventa il recordman di vittorie (sei) nella massima competizione europea. In diciotto stagioni in maglia bianca totalizza 428 partite e 129 reti in campionato (il totale è di 761 partite e 253 reti), con 12 titoli nazionali, 2 Coppe di Spagna, 6 Coppe dei Campioni, 1 Coppa Intercontinentale. In nazionale lascia con 43 presenze e 5 reti. L’ultima partita col Real la gioca a 38 anni, la ripetizione della finale di Coppa delle Coppe contro il Chelse, ad Atene, il 21 maggio 1971. Gli spagnoli perdono, ma lui riceve una lunga ovazione. Diventerà allenatore delle giovanili del Real» (Carlo F. Chiesa, ”Calcio 2000” maggio 1999).