Varie, 3 settembre 2004
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Galliano John
• Gibilterra (Gran Bretagna) 28 novembre 1960. Stilista • «Suzy Menkes, guru indiscussa della critica di moda, nota per la prudenza con cui misura aggettivi e complimenti, per lui si lascia andare a pubbliche e sperticate lodi. Rende omaggio alla genialità dello stilista, alla creatività che sprigiona dagli abiti che manda in passerella; ma né Suzy né altri hanno mai osato applicare lo stesso entusiastico linguaggio a John Galliano stesso e all’incredibile, fantasmagorico guardaroba che lui stesso indossa. In assenza di mentori, lo stilista ci ha pensato da solo a incensare il suo stile, e lo ha fatto con una frase categorica registrata dal mensile americano ”Harper’s Bazaar”: ”Io sono il look”, ha detto con tono perentorio. Presuntuoso? Forse. Ma è soltanto un aggettivo in più che si aggiunge ai ”maleducato”, ”bizzarro”, ”imprevedibile”, ”inaffidabile” che la stampa ha spesso usato per descrivere il personaggio che ha rilanciato l’immagine della maison Christian Dior. Ma come dargli torto se si ritiene l’incarnazione dello stile, il look in persona? Le sue incredibili mise ogni volta diverse, che fanno di lui un Fregoli della moda, accompagnate da acconciature sempre rigorosamente in sintonia con gli abiti, nascondono una ricercatezza da dandy londinese influenzato dallo spirito parigino, trasudano dell’innato snobismo di un lord, svelano un’attenzione parossistica, maniacale, al dettaglio e rivelano una straordinaria propensione al trasformismo. Ma anche al ”riciclaggio”: capita infatti che la stessa camicia di pizzo si accompagni ora a pantaloni di taglio formale, per un insieme che vuol suggerire un’eleganza raffinata e un po’ romantica, ora a jeans larghi in tessuto militare, per smitizzarne l’aggressività e creare un look vagamente schizofrenico. Che si vesta come un lord in visita alla camera dei Comuni, con un impeccabile frac completo di cilindro, che si travesta da pirata con pure un pappagallo appollaiato sulla spalla, o che esibisca un completo da gitano, forse memore della metà delle sue radici, quelle che vengono dalla mamma spagnola, il suo look è comunque sempre calcolato, sempre studiato. Le bandane, i cappelli, le acconciature rasta o quelle alla Greta Garbo, i baffetti alla Clark Gable, l’orecchino da pirata, le unghie dei piedi laccate di rosso che spuntano da un paio di zoccoli del dottor Scholl’s: nulla è frutto di un accostamento casuale, Sì, forse ha ragione lui, non deve sorprendere che si senta la rappresentazione vivente della moda, la sua celebrazione. Quello che sorprende, semmai, è che a rigirare i suoi vestiti per scoprirne il segreto che si cela nell’etichetta si scopre che spesso, anzi spessissimo, la sue mise portano una firma italiana, quella di Dolce & Gabbana. [...]» (Donatella Bogo, ”Sette” n. 37/2000).