L’Indipendente 27/6/2004, 27 giugno 2004
Fino a questo momento, pur desiderandolo ardentemente, non ero riuscito a parlare con alcuno degli abitanti di queste terre
Fino a questo momento, pur desiderandolo ardentemente, non ero riuscito a parlare con alcuno degli abitanti di queste terre. Per questa ragione navigavo lungo la costa occidentale e più avanzavo, più l’acqua diveniva dolce. Dopo aver percorso un buon tratto, arrivai in un luogo dove mi pareva che le terre fossero coltivate, gettai le ancore e inviai a terra delle scialuppe. I nostri uomini notarono che gli abitanti se ne erano andati da poco. La montagna brulicava di scimmie. Gli uomini rientrarono. [...] Subito accorse molta gente che mi disse che quella terra si chiamava Paria e che più a ovest era maggiormente popolata. Presi a bordo quattro di loro e misi la prua a ponente. [...] Quelli dei nostri che si recarono a terra furono trattati molto bene. Dissero che non appena le scialuppe ebbero toccato terra, due notabili che sembravano essere padre e figlio vennero presso di loro seguiti da tutto il popolo. I nostri vennero condotti a una grande casa col tetto a spiovente ma non circolare come le tende che si trovano qui abitualmente. Vi erano molte sedie sulle quali li fecero sedere e altre su cui si accomodorano essi stessi. Fecero portare del pane, molti tipi di frutta e di vini, bianchi e rossi, che però non erano ottenuti dall’uva. Probabilmente avevano origini diverse, l’uno da un frutto, l’altro da un altro e deve essercene uno anche di mais, un cereale con una spiga a forma di fuso che ho portato in Castiglia dove ve n’è già molto. [...] Come ho già detto, tutti questi uomini sono di grande e bella corporatura e molto misurati nei gesti, portano capelli lisci e lunghi e dei faffoletti intorno al capo così ben lavorati che di lontano somihliano ad alamizar di seta (telo usato dai musulmani di spagna). Con un altro telo più ampio uomini e donne si cingono i fianchi. Tutti si ornavano il collo e le braccia secondo le loro usanze e molti portavano frammenti d’oro al collo, le loro canoe sono più grandi e di miglior fattura di quelle che avevo visto in precedenza e anche più leggere. Inoltre al centro hanno una sorta di cabina chiusa dove siedono i notabili e le loro donne. [...] Questi luoghi li chiamai i Giardini, un nome che mi pareva quanto mai appropriato. (Ai Re cattolici, 1500)