(Niccolò Zancan, ཿla Repubblica 22/6/2004), 22 giugno 2004
Paola Bonis, cinquantaduenne divorziata di Andrate (Ivrea), insegnante d’informatica e disegno tecnico, tre volte alla settimana andava al carcere di Ivrea per incontrarsi con Giovanni Blandini, trentacinque anni e la faccia da ragazzino, tre decenni da scontare per via di qualche rapina
Paola Bonis, cinquantaduenne divorziata di Andrate (Ivrea), insegnante d’informatica e disegno tecnico, tre volte alla settimana andava al carcere di Ivrea per incontrarsi con Giovanni Blandini, trentacinque anni e la faccia da ragazzino, tre decenni da scontare per via di qualche rapina. Lui si confidava e quella, racconta la tabaccaia del paese, da un po’ di tempo "s’era ringalluzzita", forse sperando in un nuovo amore. Con un po’ di soldi che il Blandini le fece avere, pagò le guardie del penitenziario perché la facessero passare con tutto l’occorrente per preparare finalmente una fuga che avrebbe dovuto coinvolgere anche altri detenuti. Quando i secondini trovarono un coltello, telefoni e bottiglie di liquore in una cella, iniziarono le indagini. La Bonis è stata arrestata dopo aver procurato al suo amato detenuto: cinque telefoni cellulari, schede Sim, lame, seghetti, matasse di filo, piombini da pesca, moschettoni, guanti da elettricista, 700 euro in contanti.