Varie, 25 giugno 2004
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Echaurren Pablo
• Roma il 22 gennaio 1951. Pittore • «Le tele sono di grandi dimensioni. E grondano colori forti, incubi, immagini inquietanti. Si avviluppano corpi nudi, galleggiano bocche spalancate, si inseguono occhi sbarrati o cani che azzannano uomini. Mostri divorano mostri, in una vorticosa mescolanza di interferenze fumettistiche, ruvidezza punk, echi dell’immaginario colombiano. Sono le opere più recenti [...] quelle in cui il suo empito visionario sembra evocare “l’horror vacui della facciata gotica dove i grovigli di mostri servivano a confondere il Maligno, ad esorcizzare mostri più intimi” come spiega lui. [...] un artista che con “proterva innocenza” – secondo le parole di Giovanni Testori - nel segno del “nomadismo” e della commistione dei generi ha intrecciato pittura e disegno, fumetti e collages, manifesti e gadgets, arazzi e ceramiche, illustrazioni e vetri, con sconfinamenti nella letteratura, nel cinema, nel sociale. Una trasversalità, la sua – nutrita di dada, surrealismo, pop art, futurismo, minimalismo, concettualismo, rivisitati con la libertà dello sberleffo colto - che tanti gli hanno rimproverato. Che lui ha scelto. Per scompaginare le carte, abolire le distanze fra “alto” e “basso”, far incontrare il mondo sacro dell’arte con gli eroi dei comics in una sarabanda di bizzarrie e irriverenze. Pensando – alla maniera dei protagonisti delle avanguardie – che l’arte può essere una pratica duttile e giocosa, legata alla socialità e alla quotidianità. Confessa: “Sono riuscito a coinvolgere in un’esperienza estetica i più diversi ambienti. Se si lascia circolare l’immaginazione, la creatività si diffonde e sedimenta, entra in circolo e diventa contagiosa. Marinetti mirava a creare ‘l’esercito delle arti’ e nello stesso tempo diceva che ‘bisogna sputare ogni giorno sull’altare dell’arte’”. Elenca, fra i suoi percorsi, il lavoro con persone chiuse in carcere o in manicomio, le scoperte che ha potuto fare a fianco di sommi artigiani, i quadri dipinti con Emilio Tadini, il fumetto fatto con Francesco De Gregori, i libri scritti a quattro mani (ad esempio con il terrorista nero Fioravanti), un film girato con due soci e, attualmente, “un dialogo settimanale di gastroribellione con Luigi Veronelli su Carta”. [...] gli esordi [...] famosi “quadratini”. Brevi racconti in sequenza, ironici e mordaci, col sapore di apologhi e allegorie. Che disegnava e dipingeva quando ancora era al liceo. Il critico e gallerista milanese Arturo Schwarz, patron del dada-surrealismo in Italia, li scoprì e incominciò a comprarglieli, facendolo conoscere in Italia e all’estero: in quel “fantasmagorico piccolo universo evocato con la precisione e la cura di un calligrafo cinese” leggeva la lezione che inconsapevolmente a Pablo era arrivata da Bréton e Tristan Tzara, dai maestri dei fumetti come dalle nitide e incantate visioni di Hokusai. Subito incominciarono le “trasgressioni”. Forse sollecitate da interlocutori come Italo Calvino o Max Ernst, con cui Pablo dialogava. Forse derivate dai sia pure esili contatti con il padre, Sebastian Matta, che a Roma era approdato all’inizio degli anni Cinquanta portando con sé l’eco dei mitici trascorsi surrealisti e della nuova pittura americana. [...] le copertine dei libri che firma (famosa quella di Porci con le ali), i disegni per Lotta Continua. “Poi – racconta - mi sciolsi nel fare collettivo, partecipando a quella creatività diffusa che ha caratterizzato una parte considerevole del movimento del Settantasette”. Una stagione breve. Irrompe del terrorismo e finiscono i giochi, l’umorismo corrosivo, le sottili e fascinose citazioni. Ecco i primi collages, dove il colore è sparito per far posto al bianco, al momento della riflessione. E i fumetti, gli acquerelli, finalmente le tele. Un surrealismo noir un po’ crudele, spiazzante. Bambi che si aggira in una foresta di pericolose presenze. I coniglietti che appaiono teneri, morbidi, ma con occhietti di una fissità preoccupante, occhi di “creature che si possono animare e far riscoprire la tua puerilità rimossa: seminano spavento in chi vuole tenere a bada le pulsioni originarie, le ingenuità della fanciullezza tradite”» (Liliana Madeo, “La Stampa” 25/6/2004).