L’Indipendente 20/06/2004, 20 giugno 2004
Malcometto a mogadiscio Il toponimo Madegascar indicherebbe, secondo quanto convengono gli studiosi, non il Madagascar ma Mogadiscio
Malcometto a mogadiscio Il toponimo Madegascar indicherebbe, secondo quanto convengono gli studiosi, non il Madagascar ma Mogadiscio. Dove abitano ”saracini” che adorano ”Malcometto”. Dove nascono ”più leofanti” che in altra ”parte del mondo” i cui denti si comprano e si vendono in quantità pari solo a quella di Zanzibar. Qui non si mangia altra carne che di cammello e si dice che sia la più sana e buona al mondo. Al contrario nell’isola di Zanzibar, la gente è idolatra, pagana, e così grossa di fattezze che dovrebbe essere più alta per avere proporzioni umane. E ”sono tutti neri e vanno ignudi”. E hanno ”gli capegli tutti ricciuti”. Sul finire troviamo anche una descrizione della Russia, in pratica una entità statuale appena nata. I russi sono cristiani alla maniera dei greci, spiega Polo, ortodossi diremmo oggi. Non sono soggetti a nessuno se non al re dei Tartari. E poi ”la gente si è molto bella, i maschi e le femine, e sono bianchi e biondi”. ’D’una gran battaglia”. Questo è il titolo dell’ultimo capitolo. Sui fatti d’arme che oppongono tartari di ponente a tartari di levante, per il dominio su una provincia, si chiude il Milione. Barga, ovvero Berke, e Alau, sarebbe a dire Hülägü, entrambi della schiatta di Cinghy Cane (Gengis Can), si scontrano in un combattimento iniziato al suono dei naccheri cui segue una pioggia di saette. Dopo le frecce, i contendenti diedero mano alle spade ”ché gli cavagli andavano nel sangue insino a mezza gamba”. Alla ”perfine”, Barga, sconfitto, lasciò il campo. Tutti i morti furono arsi, usanza di molte delle terre visitate da Polo. Qualcuno considera questo racconto bellico troppo breve e conclude che il Milione potrebbe non essere finito. Oppure che il libro si è concluso improvvisamente per il mutare delle fortuite circostanze carcerarie che avevano fatto incontrare Polo e Rustichello. Fortuite sono anche le circostanze grazie alle quali i tre mercanti veneziani poterono accomiatarsi dal Grande Can per tornare nella loro patria. Un tema già menzionato nel prologo e ribadito nelle righe conclusive. Se non ci fosse stata la missione della regina Bolgara, Niccolò, Maffeo e Marco non avrebbero mai fatto ritorno. E non avrebbe potuto, quest’ultimo, raccontare quanto vide nel suo cercare per il mondo che non ha eguale in nessun uomo, ”né cristiano né saracino né tartero né pagano”. Antonio Armano