L’Indipendente 20/06/2004, 20 giugno 2004
le scoperte del veneziano Tanti generi merceologici nominati nel libro, in ordine alfabetico: aloe, ambra, andanico (ferro indiano), argento, bambagia, berci (legno rosso usato per tintura), biade, biscotto (di pesce secco), calciadonio, canfora, chemmisi (latte di giumenta), coraglio (corallo), cubebe, diamanti, diaspido (quarzo opaco), ebano, farina d’albori (il sagu, sostanza farinosa contenuta in alcune palme), feltro, ferro, fiele, galanga (radice aromatica dell’Alpinia galanga), ghele (seta del Geluchelan), merobolani embraci (vari frutti di cui si usa il nocciolo seccato), miglio, moscado (muschio di origine animale), musolin (mussolina), noci d’India, noci moscade, olio di noci, olio di pesce, oppio, orzo, pellicce (di volpi, coccolini, ermellini, zibellini), pepe, pistacchi, poponi, porcellane, rabarbaro, rame, rubini, sale, sandalo, spigo, spodio, topazi, tuzia, zafferano, zenzero e zucchero
le scoperte del veneziano Tanti generi merceologici nominati nel libro, in ordine alfabetico: aloe, ambra, andanico (ferro indiano), argento, bambagia, berci (legno rosso usato per tintura), biade, biscotto (di pesce secco), calciadonio, canfora, chemmisi (latte di giumenta), coraglio (corallo), cubebe, diamanti, diaspido (quarzo opaco), ebano, farina d’albori (il sagu, sostanza farinosa contenuta in alcune palme), feltro, ferro, fiele, galanga (radice aromatica dell’Alpinia galanga), ghele (seta del Geluchelan), merobolani embraci (vari frutti di cui si usa il nocciolo seccato), miglio, moscado (muschio di origine animale), musolin (mussolina), noci d’India, noci moscade, olio di noci, olio di pesce, oppio, orzo, pellicce (di volpi, coccolini, ermellini, zibellini), pepe, pistacchi, poponi, porcellane, rabarbaro, rame, rubini, sale, sandalo, spigo, spodio, topazi, tuzia, zafferano, zenzero e zucchero. Dopo avere detto di alcune province e città del Catai, come Giogui (Cho-chou), Taiamfu (T’ai-yuan-fu), Caitui (forse Chang-chou), Quegianfu (Hsi-an-fu), Cuncum (forse Han-chung), Mangi (Cina del Sud?) e Sardanfu (Chen’g-tu-fu), Marco Polo racconta del Tibet. Dove i viandanti gettano nel fuoco la notte delle canne che producono, al contatto con le fiamme, scoppi che tengono lontani ”li leoni e orsi e altre bestie fiere”. Sulle strade, al passaggio dei mercanti, le vecchie mostrano le loro figliuole e le offrono ai mercanti di passaggio. In cambio, i mercanti donano gioie alle ragazze. Servono per la dote, riferisce Marco Polo. Appunti su tibet e giappone Nella provincia del Tibet, ci sono gli incantatori e gli astrologi più bravi. E grandissimi cani, mastini ”grossi come asini”, capaci di catturare le bestie selvatiche. Poi il racconto riprende con altre province del Catai, come Gaindu, dove ”vino di vigne non ànno”, Caragian, Ardandan, Mien, Gangala, Caugigu, Aniu, Toloman, Cugiu e altre ancora. Un capitolo è dedicato al Giappone, l’isola di Zipangu. Colà le genti sono ”bianche, di bella maniera e belli”. Il palazzo del signore è molto grande e ”coperto d’oro”. Un rivestimento presente anche nelle camere, sale e finestre. I giapponesi hanno ”perle assai” e sono ”rosse e tonde e grosse”. Per mettere le mani su queste ricchezze il Grande Can mandò una flotta che però fu distrutta da un vento fortissimo, detto dai giapponesi ”Kamikaze”, vento divino, e considerato un aiuto del cielo. Quanto alla religione, gli ”idoli di queste isole e quelle del Catai son tutte d’una maniera”. Usanza giapponese certamente non vera, riferita da Marco Polo, è quella di mangiare i prigionieri per i quali non ci sia nessuno in grado di pagare il riscatto.