L’Indipendente 20/06/2004, 20 giugno 2004
I re magi Di grande interesse il racconto che Marco Polo fa dei Magi, perché si tratta di una versione di prima mano, raccolta direttamente in Oriente e non filtrata attraverso narratori occidentali
I re magi Di grande interesse il racconto che Marco Polo fa dei Magi, perché si tratta di una versione di prima mano, raccolta direttamente in Oriente e non filtrata attraverso narratori occidentali. In Persia, dice Polo, si trova la città di Saba, che sarebbe Sava, a nord ovest di Teheran, da cui partirono i tre re Magi per adorare Cristo. A Sava Baldassarre, Gasparre e Melchiorre furono anche seppelliti e là si trovano, quando ne ha notizia Marco Polo, ”ancora tutti interi con barba e cogli capelli”. Dopo tre giorni di viaggio, i re Magi arrivarono a un castello chiamato Calasata, ovvero il ”castello degli adoratori del fuoco”, luogo non meglio identificato ma forse abitato da zoroastriani. Forse zoroastriani erano anche i tre re che andarono dal Profeta, un fanciullo di tredici giorni, dunque appena nato portandogli oro, incenso e mirra tributo alla signoria terrena, alla origine divina e alla natura eterna. Il fanciullo donò loro tre bossoli chiusi. A un certo punto, sulla strada del ritorno, i magi aprirono i bossoli e vi trovarono una pietra, un sasso. Se ne meravigliarono e la gettarono in un pozzo. Un fuoco discese dal cielo e raggiunse le pietre nel pozzo. Quando i re videro questa meraviglia si pentirono di avere gettato le pietre che significavano la fermezza nella fede, presero il fuoco e lo misero in una chiesa e lo adorarono. Un Bin Laden c’era già Il ”Veglio de la Montagna”, personaggio realmente esistito e primo terrorista della storia, è un altro soggetto persiano su cui Marco Polo si sofferma. Contrariamente a quanto dice, il Vecchio della Montagna non viveva nella contrada di Milice ma in Alamut, errore che deriva da una confusione linguistica e non dà uno scambio di luoghi. Il giardino che aveva fatto costruire era grande e molto bello, pieno di ogni ricchezza e di donzelle che suonavano e danzavano. I ragazzi che si trovavano nella fortezza erano stati drogati, rapiti e si erano risvegliati tra tutto quel ben di Dio, credendo di trovarsi nel paradiso descritto da Maometto. Per tenerli in suo potere il Vecchio li drogava di nuovo, li faceva portare fuori e quando si svegliano, avendo perduto lo stato di grazia in cui vivevano, si disperavano. Allora chiedevano di riammetterli. Per farlo, il Vecchio ordinava loro di commettere un omicidio. Nessun re era al sicuro di fronte alla minaccia terroristica e pur di scamparvi pagava tributo. Sarà Hülägü a porre fine al primo stato canaglia della storia con un assedio concluso per fame.