Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2004  giugno 24 Giovedì calendario

GIORDANO Michele

GIORDANO Michele Sant’Arcangelo (Potenza) 26 settembre 1930, Napoli 2 dicembre 2010. Cardinale (creato nel 1988 da Giovanni Paolo II). Sacerdote dal 1953, dal 1987 al 2006 guidò la diocesi di Napoli • «Dentro le complesse alchimie di personalità e di potere dei vertici della Chiesa italiana, ha sempre avuto un ruolo secondario, anche se talvolta è stato inserito in improbabili (e premature) liste di papabili per il dopo Wojtyla. Alle riunioni della Cei interviene raramente, è un porporato piuttosto defilato [...] Da giovane sacerdote si è impegnato in prima persona nella lotta al comunismo: il suo nome risulta infatti nell’elenco dei preti che collaborarono alla “Gladio Vaticana”, un’organizzazione nata nel 1955, voluta dal Papa, gestista dal gesuita Antonino Ghiozzo e finanziata dal dipartimento di Stato americano, il cui scopo era quello di formare quadri preparati ad affrontare il “pericolo rosso”. A Napoli, dove è arrivato nel 1987, il cardinale ha spesso alzato la voce contro i mali della città: dalla disoccupazione all’usura» (Andrea Tornielli, “Panorama” 3/9/1998) • «[...] la pietra d’inciampo per un porporato che ha saputo conquistarsi la simpatia di una larga parte dei cattolici partenopei, in particolare per il suo coinvolgimento nelle lotte sociali, è stata quella brutta storia di soldi [...] in cui il cardinale si è trovato coinvolto a causa del troppo affetto per il sangue del suo sangue [...] il nome del cardinale Giordano rimarrà legato a quel 17 giugno 2000, quando proprio lui, uno dei grandi accusatori dello strozzinaggio, ricevette un avviso per concorso in associazione camorristica finalizzata all’usura. Molti lessero, e forse non a torto, in quell’accusa un tentativo di discredito nei confronti della chiesa; ma la Procura della Repubblica di Lagonegro richiese il rinvio a giudizio per lui ed anche per i sacerdoti Michele Cudemo e Pietro Dilenge [...] Fra gli inquisiti c’era anche il fratello del cardinale, Mario Lucio, destinatario di danaro della curia e in definitiva causa dei guai caduti addosso al porporato (e all’intera Chiesa napoletana). Nei due interrogatori [...] Giordano aveva ammesso (cosa che peraltro risultava dai documenti bancari) di aver dato denaro al fratello Mario Lucio, ma solo per aiutarlo ad uscire da una situazione di difficoltà finanziaria. Lo stesso Mario Lucio, interrogato dai magistrati, aveva difeso il fratello arcivescovo, dicendo che quest’ultimo non sapeva nulla dell’impiego di quel denaro. Assolto in primo grado, Giordano venne poi ulteriormente inquisito due anni dopo per una vicenda relativa alla lottizzazione in miniappartamenti di un immobile di proprietà della Curia, affare che vedeva coinvolti stavolta i suoi nipoti. Ma il cardinale è stato poi all’onore delle pagine di cronaca giudiziaria anche per una causa intentata contro l’inviato di un quotidiano romano che il 6 febbraio 2000 aveva pubblicato un articolo nel quale si riportava il contenuto di diverse comunicazioni telefoniche avute dal cardinale di Napoli [...] con il fratello, al tempo dell’inchiesta della Procura della Repubblica di Lagonegro. Nell’articolo il cardinale veniva descritto come “ansioso”, “arrabbiato”, “preoccupato” per i risultati del processo penale avviato nei suoi confronti. Per tali motivi il cardinale Giordano aveva querelato il giornalista ed il quotidiano, sostenendo che i brani di conversazione telefoniche citate non erano corrispondenti al vero e, comunque, erano finalizzati ad attribuirgli “atteggiamenti poco commendevoli per un buon cristiano”. Il Tribunale gli ha dato torto. Infatti, certificando invece “l’esattezza delle notizie divulgate e la continenza dell’ esposizione giornalistica”, il giudice stabilì che l’ articolo non era diffamatorio, in quanto redatto su fonti certe, e soprattutto perché era stato scritto in maniera corretta e professionalmente adeguata. Un’esposizione mediatico-giudiziaria che non ha portato certo grande soddisfazione e onore al porporato [...]» (Marco Tosatti, “La Stampa” 21/5/2006).