Varie, 24 giugno 2004
COLAO
COLAO Vittorio Brescia 3 ottobre 1961. Manager. Amministratore delegato del gruppo Vodafone (dal 2008, dal 2006 era responsabile delle attività europee). Già ad Rcs (dall’agosto 2004 al luglio 2006) • «Uno degli esponenti di spicco di quelle due ”scuole” manageriali che, per certi aspetti, stanno cambiando il volto all’Azienda Italia. Da un lato la McKinsey, da cui sono usciti Corrado Passera (amministratore delegato di Intesa) e Alessandro Profumo (Unicredit), così come Silvio Scaglia (e.Biscom), Paolo Scaroni (Enel) e Francesco Caio (Cable & Wireless). Dall’altro, proprio la ”scuola” Omnitel, quella che ha sfornato gli stessi Caio e Scaglia, Riccardo Ruggiero (cresciuto in Infostrada e ora leader di Telecom Italia), Marco De Benedetti (Tim) e Vincenzo Novari (H3g). Ma il primo orizzonte di Colao va in realtà cercato altrove. Egli stesso ha confessato una volta che, da ragazzo, sognava la carriera militare. Ha frequentato la scuola degli alpini e, per un certo periodo, è stato anche ufficiale dell’Arma dei carabinieri. Poi però le cose sono andate in un’altra direzione: la laurea alla Bocconi, il master in business administration ad Harvard nel ”90, l’ingresso alla McKinsey prima come analista finanziario, poi come partner. L’anno della svolta è il ”96, quando diventa direttore generale Omnitel. E nel ”99, con l’improvviso addio di Scaglia, eccolo amministratore delegato. Prende in mano una società di telecomunicazioni cellulari che si chiama Omnitel, conta 2 mila dipendenti e fattura 200 milioni degli attuali euro. La lascia [...] con il nome di Vodafone Italia (un’azienda gioiello che da sola rappresenta il 25% del cash flow dell’intero gruppo Vodafone), con 10 mila dipendenti e 7 miliardi di euro di fatturato. Per capire quale impronta lascia basta pensare ai tre soprannomi con i quali i dirigenti sintetizzano l’intera storia di quel miracolo industriale che è Omnitel: ”il Genio”, ”il Mago”, ”l’Internazionale”. Dove il ”genio” è Caio, l’uomo che ha ”inventato” l’azienda dal nulla, il «mago» è Scaglia, il manager che l’ha fatta crescere da 300 mila a 8 milioni di abbonati, e ”l’internazionale” è, appunto, Colao, quello che l’ha proiettata in una dimensione internazionale» (Giancarlo Radice, ”Corriere della Sera” 24/6/2004). «Laurea alla Bocconi e master ad Harvard, ha mosso i suoi primi passi con una Borsa di studio all’Eni per poi passare a McKinsey, la nursery di una discreta parte dell’attuale establishment economico-finanziario italiano. In Vodafone è entrato nel ”96 quando si chiamava Omnitel Pronto Italia. passato dall’era del pionierismo dei cellulari ai fasti di Megan Gale, dal ruolo di direttore operazioni alla poltrona di responsabile per Europa del Sud, Medio Oriente e Africa da 2mila a 10mila dipendenti, da 200 milioni a 7 miliardi di ricavi. In un business, a dire il vero, relativamente protetto e in cui nell’era del boom della telefonia mobile e con pochi rivali forse non è stato difficile macinare utili a palate. [...] Week-end con la moglie e i due figli (Edoardo e la piccola Cecilia) non su yacht di lusso ma sul windsurf, non a Portofino o in Costa Smeralda ma a San Gerolamo di Lonato, due passi da Desenzano sul Garda. Anche perché ”le rocce a picco di Pra de la fam e il caffè della Mariella davanti al verde di Malcesine aprono il cuore e sono dieci volte meglio delle Hawaii”» (e. l., ”la Repubblica” 24/6/2004). «Cresciuto a Brescia in una famiglia di solide tradizioni cattoliche [...] il suo è il curriculum di una classe dirigente che guarda all’Europa, e se capita anche oltre. Studi alla Bocconi con una tesi - è il 1986 - intitolata Analisi delle variabili ambientali nella determinazione del capitale economico di azienda e già durante gli anni dell’università un programma Erasmus in Francia ”grazie al suggerimento del mio professore Claudio Demattèc”, ricorda lui. Poi l’ingresso nel colosso McKinsey e poco dopo la decisione di tentare un altro salto in avanti con l’Mba alla Harvard Business School. Quello della McKinsey, dove ritorna come associato nel 1991, è ovviamente uno snodo da non sottovalutare. Sulla filiale italiana della più blasonata delle società di consulenza globale e sul suo ruolo come fabbrica di manager di eccellenza per un sistema che evidentemente fatica a produrne in luoghi più naturalmente deputati esiste una ricca aneddotica. Ma è un dato di fatto che anche Colao da quegli anni - in McKinsey diventa anche partner - tesse una rete di contatti forte: il numero uno di Banca Intesa Corrado Passera, appunto, ma anche l’amministratore delegato di Unicredit Alessandro Profumo e quello di Ras Mario Greco, che lo chiamerà nel consiglio della compagnia come amministratore indipendente. E poi due amici, oltre che colleghi, con i quali nel 1996 condivide l’avventura di Omnitel - in fondo l’unica grande società italiana creata nell’ultimo decennio -: Francesco Caio, che adesso guida Cable&Wireless a Londra, e Silvio Scaglia che oggi si divide in azionista, presidente e ad della e.Biscom. McKinsey e Omnitel come scuole di vita e di lavoro, dunque, ma anche una grande passione per il mondo dell’editoria e della comunicazione, che ha incrociato spesso nella sua carriera: prima proprio come consulente, incaricato di lavorare al riassetto di Rcs finita nell’orbita di Gemina e poi al piano della Rai. Poi, e soprattutto, a fianco dell’allora amministratore delegato di Mondadori Corrado Passera nel 1990, nell’esperienza che più di ogni altra lo porta a contatto con la carta stampata. Chi lo conosce bene e lo ha seguito in tutti questi anni in cui - a colpi di risultati economici e di scelte di marketing di successo come la partnership con Ferrari - ha guadagnato posizioni all’interno di Vodafone, fino a diventare l’unico italiano nel board globale del gruppo, spiega che dietro la decisione c’è anche l’esigenza di smetterla con la vita di un pendolare di lusso la cui prospettiva ultima era quella di diventare un emigrato di gran lusso a Londra, ma anche la sfida di un gruppo centrale nella vita italiana, che affronterà con il suo mix di rigore e divertimento applicati al lavoro. Un Carabiniere - e non a caso ha fatto il servizio militare proprio nei Carabinieri a cavallo - per attaccamento alla bandiera aziendale e rigore nei confronti di chi lo circonda, ma allo stesso tempo un uomo assai attento all’aspetto ludico dell’attività, capace di creare spirito di squadra, come testimoniano le facce lunghe dei suoi collaboratori di Vodafone in queste ore» (’La Stampa” 24/6/2004).