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 2004  giugno 23 Mercoledì calendario

LA PENA DI MORTE NEL MONDO

La situazione della pena di morte nel mondo è migliorata in senso abolizionista nel corso del 2003: nonostante il numero delle esecuzioni riportate sia più alto di quello dell’anno scorso (5.599 nel 2003 contro 2.101 nel 2002), l’aumento è principalmente dovuto alle notizie filtrate dalla Cina e dai Paesi con regimi illiberali. E’ quanto risulta dal rapporto annuale sulla pena di morte nel mondo per il periodo del 2003 presentato oggi a Roma dall’ organizzazione ”Nessuno tocchi Caino” che traccia un quadro dettagliato della situazione nel mondo. I paesi che hanno applicato e continuano a praticare la pena capitale sono 63 (tre in meno rispetto al 2002) ma di questi, solo 29 (contro i 34 del 2002) hanno effetpivamente compiuto esecuzioni. Dei 63 mantenitori della pena di morte, 48 sono paesi guidati da dittature o da regimi autoritari o illiberali che hanno praticato almeno 5.525 esecuzioni, pari al 98,7% del totale mondiale. La Cina da sola ne ha effettuate almeno 5000 (89,3%), l’Iran 154 e l’Iraq almeno 113). Seguono il Vietnam (69 condanne eseguite), l’Arabia Saudita (52), il Kazakistan (19), il Pakistan (18), Singapore (14) e il Sudan (13). Va aggiunto però che questi paesi non forniscono statistiche ufficiali per cui il numero reale delle esecuzioni potrebbe essere molto piu’ alto. CINA - Sono state eseguite almeno 5.000 sentenze di morte(nel 2002 erano 3.946, ma Pechino mantiene il segreto di Stato sul numero delle esecuzioni) ma altre fonti hanno parlato di 10 o addirittura 15 mila esecuzioni. Il 23 giugno dell’anno scorso il presidente Hu Jintao aveva anche elogiato i meriti della campagna ”colpire duro” durante la quale sono state condannate a morte o a pene detentive superiori a 5 anni almeno 819 mila persone. I processi inoltre si sono tenuti in grandi adunate e i condannati sono stati esposti al pubblico con un cartello appeso al collo con scritto il loro nome e il reato ascritto. Molte delle condanne sono state emesse nei confronti di presunti terroristi, separatisti tibetani o membri di sette religiose. IRAN - E’ al secondo posto, ma se il calcolo delle condanne eseguite viene rapportato al numero degli abitanti, il Paese pratica la pena capitale tanto quanto la Cina. Nell’arco del 2003 sono state eseguite almeno 154 condanne (contro le 316 del 2002) ma il dato reale è probabilmente più alto. In Iran inoltre vengono ampiamente praticate le punizioni corporali secondo i dettami della sharia. IRAQ - Le esecuzioni registrate sono almeno 113, la maggior parte delle quali in seguito a un processo sommario. Il dato comunque si riferisce al periodo che va da gennaio ad aprile del 2003, prima della caduta del regime di Saddam Hussein e le stime fatte dall’Autorità provvisoria della Coalizione e dalle organizzazioni per i diritti umani sono di gran lunga superiori. Nelle fosse comuni infatti sarebbero state sepolte fino a 500 mila persone. PAESI DEMOCRATICI - Sono 15 su 63 i Paesi governati da democrazie liberali che mantengono la pena capitale e sono 6 quelli che nel corso del 2003 hanno eseguito condanne per un totale di 74 esecuzioni (contro le 100 del 2002). In testa ci sono gli Stati Uniti con 65 condanne, il minimo storico dal 1993 seguiti da Botswana (4), Thailandia (4) e Giappone (1). Le condanne a morte negli Usa sono state prevalentemente eseguite negli Stati federali del sud: il Texas ne ha eseguite 24, l’Oklahoma 14 - tra cui quella di un minorenne - e il North Carolina 7. Va detto che i tribunali Usa hanno anche emesso un numero minore di condanne in seguito alla riapertura del dibattito sulla pena di morte dovuto a casi di errori giudiziari e alla applicazione delle condanne sulla base di pregiudizi razziali (nel 2003 nessun bianco è stato giustiziato per casi di omicidio in cui la vittima fosse solo un nero).