22 giugno 2004
Tags : Dario. Cioni
Cioni Dario
• Nato a Reading (Gran Bretagna) il 2 dicembre 1974. Ciclista. Nel 2004, quarto al Giro d’Italia, terzo al Giro di Svizzera. «Una certezza: se non avesse sfondato nel ciclismo, Dario Cioni da Reading, Gran Bretagna (mamma britannica e papà italiano, ma lui è residente da sempre in Toscana) [...] sarebbe diventato comunque un campione. Nell’atletica, forse, dove aveva iniziato come mezzofondista a livello regionale, in Toscana, correndo sia su pista che su strada. O, magari, nel nuoto. L’hanno messo in piscina a sei anni (quando in cuor suo sognava invece un futuro da veterinario), e subito è arrivata la proposta a mamma e papà di entrare nella squadra agonistica. ”Era troppo faticoso, però, a quell’età, l’obbligo di allenarsi tutti i giorni. [...] Avevo 16 anni, era il 1991, e stavo praticamente per iniziare a correre in mountain bike. Un giorno tornai però in piscina e arrivò immediata la proposta di mettermi a gareggiare”. Per fortuna (del ciclismo), Cioni ha privilegiato la bicicletta e allora eccolo qua [...] Era il ’91, appunto. Dario si avvicina quasi per caso alla mountain bike. All’epoca frequentava il liceo scientifico, e papà (manager in un’industria di ceramiche) non era certo un malato della bici. Tuttavia Cioni inizia a gareggiare ”così, quasi per gioco”, nel campionato Uisp. Il talento c’è, così ”l’anno dopo sono diventato tesserato della Federazione”. E lì è rimasto dalla categoria juniores sino al 2000, mietendo successi ovunque. In totale 130 vittorie in 9 stagioni, con 4 Tricolori d’Inverno(’Ma mai quello assoluto”, si affretta a precisare Dario), l’Europeo under 23 del ’96, nello stesso anno in cui centra anche un secondo posto nella prova di Coppa del Mondo in Germania. Più due terzi posti (’95-’96 e ’96-’97) nel tricolore di ciclocross e le principali Gran Fondo italiane, vinte praticamente tutte. Eppure, nel 2000, con l’esclusione dalla squadra olimpica per Sydney, si rompe l’incantesimo. Cioni lascia la sua carriera di biker, e ricomincia da zero con la bici da strada. Entra nella squadra dei giovani della Mapei, trova maestri validi (Damiani) e compagni più anziani importanti per la sua maturazione (Bramati, Fornaciari, Faresin). La prima corsa se la ricorda ancora: Gran Premio di Donoratico, il rifornimento è un’incognita, ma per fortuna lui ci arriva in fuga. ”Altrimenti, credo che avrei tirato giù mezzo gruppo”. Il ragazzo impara in fretta: quell’anno partecipa persino alla Vuelta, dove Tonkov è prodigo di consigli con lui, soprattutto nell’ultima settimana di corsa. Il 2001 è un anno di transizione, mentre al Giro d’Italia 2002 Ferretti lo nota per la prima volta: ”Mi stupì per la sua forza e la continuità di rendimento”. E così, quando la Mapei dice addio al ciclismo [...] Cioni entra nella Fassa Bortolo, come gregario di lusso del treno più veloce del mondo (il Petacchi-express)» (Filippo Grimaldi, ”La Gazzetta dello Sport” 22/6/2004).