M. Sabattini, P. Santangelo, "Storia della Cina", Laterza., 21 giugno 2004
All’interno della città di Pechino, che ai tempi di Marco Polo si chiamava Qanbaliq, non si potevano seppellire cadaveri né fare fuochi in onore delle divinità
All’interno della città di Pechino, che ai tempi di Marco Polo si chiamava Qanbaliq, non si potevano seppellire cadaveri né fare fuochi in onore delle divinità. I sobborghi erano occupati soprattutto da mercanti, e solo lì vivevano le prostitute (secondo Marco Polo ce n’erano ventimila). La città era un centro importante per il commercio, soprattutto per i beni di lusso: il viaggiatore veneziano dice che qui arrivavano pietre preziose e perle dall’India e ogni giorno più di mille carri carichi di seta.