Varie, 17 giugno 2004
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Poulsen Christian
• Asnaes (Danimarca) 28 febbraio 1980. Calciatore. Due stagioni alla Juventus (2008/2009, 2009/2010), noto anche per lo sputo ricevuto da Francesco Totti durante il match Italia-Danimarca degli Europei 2004 • «[...] L’uomo che ha rovinato la reputazione a Francesco Totti, facendosi sputacchiare addosso all’Europeo 2004 [...] Mio padre è un insegnante, mia madre lavora con mia sorella in una farmacia del paese dove sono nato, Asnaes. Mi sono innamorato del calcio nel 1992, guardando la Danimarca vincere a sorpresa il Campionato europeo. Il mio idolo era Michael Laudrup” [...] Hanno detto che il biondino aveva provocato Totti per tutto il match e che poi era corso a fare la spia all’arbitro. Christian quasi sillaba e spiega: “Il capo ufficio stampa della Danimarca, dopo il match, mi ha chiesto se Totti mi avesse sputato. Ho detto sì. Le immagini tv hanno confermato. Dopodiché è stata informata l’Uefa”. E quella maledetta Svezia-Danimarca, finita 2-2, che ha buttato fuori l’Italia dall’Europeo? Confessi, Poulsen, era già tutto deciso... Sospira: “C’è un’enorme rivalità tra svedesi e danesi nel calcio. I match contro la Svezia per noi sono sempre speciali, una questione di onore e prestigio. Chiunque abbia assistito alla partita ha visto che ci azzuffavamo su ogni pallone, altro che combine ...”. [...]» (Gaia Piccardi, “Corriere della Sera” 12/2/2005) • «Biondo, danese, ufficialmente calciatore, Christian Poulsen si arricchisce con un secondo lavoro, quello di provocatore. Che poi l’arricchimento sia soltanto di tipo “esistenziale”, una scelta di vita o giù di lì, oppure consista in un arrotondamento dello stipendio, visto che contro di lui il migliore degli avversari va spesso in tilt in preda a una crisi di nervi, non è dato sapere. [...]» (Alberto Costa, “La Gazzetta dello Sport” 30/9/2005) • «[...] l’amano in pochi. [...] Nemmeno i tifosi danesi, che non gli hanno perdonato di essere andato a giocare all’estero. Nel 2001, quando stava col Copenaghen, Poulsen fu premiato come talento sportivo dell’anno. Due anni dopo, durante una partita di coppa tra Broendby e Schalke, venne fischiato dall’inizio alla fine. In Schalke 04-Milan 2-2, il telecronista di Sky denuncia il trattamento subito da Kakà ad opera di Poulsen, schierato nell’antica e cinica posizione dello schermo davanti alla difesa. Ancelotti in panchina appare furibondo. Il commentatore Sebino Nela sogna d’essere ancora in campo col suo ex compare giallorosso, a farsi giustizia da soli. Dopo la partita, Ancelotti esplode: “Poulsen è un codardo, coi calcetti e le gomitate gioca la sua partita quando l’arbitro non lo vede”. Kakà commenta: “Non giustifico Totti, ma adesso capisco quello che è successo agli Europei”. Gattuso smentisce di aver stretto la mano al danese: “Io sono un giocatore che fa legna e non un traditore come lui che ti colpisce quando l’arbitro non vede. Sono andato a dirgli che è un giocatore scorretto, e poi un’altra frase che non posso riferire”. [...] Poulsen ha avuto buoni maestri nel ruolo. Schierato nella mediana danese fin dai tempi del mondiale 2002, ha preso il posto dell’Hell’s Angels Stig Toeftig. E ha affiancato Thomas Gravesen, [...] uomo-schermo del Real Madrid. Il ruolo di centromediano metodista, con il ritorno in auge dei moduli basati sul 4-3-3, è tornato di grande attualità (Makelele nel Chelsea, Marquez nel Barcellona...), tuttavia Poulsen è l’unico mastino di centrocampo ad essersi beccato una paradossale invettiva firmata da Oriana Fallaci, non essendo arabo e chiamandosi oltretutto Christian: “Erano tre ore che quel danese la prendeva a gomitate, pedate, stincate. Pur non essendo una tifosa di calcio guardavo, ed ho visto tutto. Con sdegno. Unico dissenso: io avrei tirato un cazzotto nei denti e una ginocchiata non le dico dove”. Vive congratulazioni, eccetera. Il pezzullo pubblicato dalla Gazzetta il 17 giugno 2004, scritto in forma di bigliettino a Francesco Totti, si intitolava “Lo sdegno e il cazzotto” (e qui nessuno mi toglie dalla testa che c’era un’ombra di presa per il culo). [...] il caso Totti-Poulsen resta una pietra miliare della giurisprudenza calcistica e moviolistica planetaria. Una volta condannato a tre giornate di squalifica, il Capitano disse: “Non sono io quello. Non mi riconosco in quelle immagini”, confermando così la dirompente componente psicologica della marcatura a uomo. E donò la maglietta alla madonna del Divino Amore, chiedendo di ritrovare il senno perduto. [...]”» (Alberto Piccinini, “il manifesto” 5/10/2005).