Simona Lambertini, Macchina del Tempo, giugno 2004 (n.6), 12 giugno 2004
Ammiccanti e gustose, di stagione da maggio a luglio, le ciliegie costituiscono una miniera di fibre e minerali dalle proprietà benefiche conosciute fin dall’antichità
Ammiccanti e gustose, di stagione da maggio a luglio, le ciliegie costituiscono una miniera di fibre e minerali dalle proprietà benefiche conosciute fin dall’antichità. Il famoso detto: «Una ciliegia tira l’altra, e a prenderne anche una sola si vuota il cesto» sembra spiegare il segreto del suo successo: quando se ne assaggia una, il gusto intenso e nel contempo delicato della sua polpa succosa induce a mangiarne ancora e ancora, senza essere mai sazi. Da un punto di vista dietetico poco male: pur essendo molto dolci le ciliegie contengono solo il 15 per cento di zuccheri, in una forma (levulosio) adatta anche ai regimi dietetici per diabetici e obesi. Che siano della specie Prunus avium (ciliegia dolce) o Prunus cerasus (amarena), si tratta di frutti ricchi di vitamina A, flavonoidi e discreti quantitativi di vitamina C, che stimolano la produzione del collagene e aiutano la pelle a mantenersi morbida, tonica e ben idratata. Le benefiche virtù delle ciliegie non si fermano qui: il decotto fatto con i piccioli, un rimedio popolare molto apprezzato, è lenitivo delle infiammazioni delle vie urinarie. Notevoli sono anche le loro proprietà diuretiche, cosa che le rende particolarmente indicate per i sofferenti di oliguria (ridotta eliminazione di urina), gotta, calcolosi urinaria e iperuricemia (eccesso di acido urico nel sangue). Il naturalista latino Plinio il Vecchio le prescriveva invece come rimedio valido contro la stitichezza. Una recente ricerca della Michigan State University (Usa) ne mette in evidenza le capacità protettive nei confronti di attacchi di cuore e malattie coronariche. Infine una curiosità. La tradizione vuole che le ciliegie si mangino entro il giorno di San Giovanni, il 24 giugno: superata questa data, con il caldo afoso e l’eccessiva maturazione, possono facilmente ospitare piccoli vermetti bianchi, detti appunto ”giovannini”.