L’Indipendente 06/06/2004, 6 giugno 2004
Possiamo stilare una mappa delle mutilazione sessuali femminili solo del continente africano, l’unico ”setacciato” dalle organizzazioni umanitarie e dalle istituzioni sanitarie internazionali
Possiamo stilare una mappa delle mutilazione sessuali femminili solo del continente africano, l’unico ”setacciato” dalle organizzazioni umanitarie e dalle istituzioni sanitarie internazionali. Sono 28 su 53 i paesi in cui queste pratiche sono usuali. Dieci paesi sono a prevalenza religiosa musulmana: Gibuti, Egitto, Gambia, Guinea, Mali, Niger, Senegal, Sierra Leone, Somalia e Sudan; quattro (Burkina Fasu, Ciad, Eritrea, Nigeria) hanno per il 50% abitanti musulmani. Negli altri quattordici le religioni prevalenti sono altre e i credenti islamici sono fortemente minoritari. In tutti e 28 paesi vigono leggi (o penali, o civili) che vietano le mutilazioni. Quando sono penali prevedono pene altissime, fino alla pena di morte. La cliteridectomia è l’operazione più diffusa, l’infibulazione si concentra in Somalia, Egitto, Sudan, Senegal e Burkina . Nel mondo extra africano ed extra europeo, l’Australia, gli USA e la Nuova Zelanda hanno leggi penali contro le mutilazioni sessuali. In Europa il primo paese ad aver adottato norme apposite è stata l’Inghilterra, già dagli anni ’60, seguita da Svezia Norvegia, Danimarca e Belgio. In Italia sarà presto approvata dal Senato una legge sul problema. Nei paesi europei in cui vigono leggi anti mutilazioni, non sono stati mai celebrati processi. La Francia, che persegue questi reati con il normale codice penale, è la prima in classifica per processi celebrati. Da noi, nel 1992, c’è stato un caso che ha suscitato scalpore. Un egiziano ha approfittato dell’assenza della moglie (italiana) per far tagliare la clitoride alla loro figlia: è stato condannato a 2 anni e mezzo di prigione.