L’Indipendente 06/06/2004, 6 giugno 2004
tutti riti di passaggio Circoncisione, cliteridectomia, infibulazione non sono mai cambiate nel metodo dell’esecuzione e negli effetti, segno evidente della loro persistenza simbolica
tutti riti di passaggio Circoncisione, cliteridectomia, infibulazione non sono mai cambiate nel metodo dell’esecuzione e negli effetti, segno evidente della loro persistenza simbolica. La circoncisione consiste nello spezzare il frenulo del pene per asportare il cappuccio del glande. Viene praticata oggi anche da noi, nelle strutture mediche. Negli Usa molti genitori non ebrei e non convertiti all’Islam fanno circoncidere i figli da piccoli. Da grandi gli uomini scappucciati non patiscono assenza di piacere, anzi. Con il glande indurito per mancanza di protezione possono concedersi coiti fascinosi, erezioni prolungate, ritenzione dello sperma. La cliteridectomia non è praticata in Occidente ed è vietata ovunque. A nessun genitore del primo mondo, a meno che non sia convertito alla religione di Maometto, viene in mente di sottoporre le figlie all’operazione. Consiste nel recidere il prepuzio della clitoride, la parte più sensibile, oppure nell’asportarla per intero, anche la parte interna. Talvolta è accompagnata dall’abrasione delle piccole labbra. Con l’infibulazione, in più, vengono asportate piccole e grandi labbra. I monconi vengono poi cuciti con spinosi rametti d’acacia o fili di seta, nei luoghi in cui si rispetta la tradizione, con normali fili di sutura quando gli interventi hanno luogo in ospedale. Succede in Africa, anche se in diversi paesi queste operazioni sono vietate. La donna tagliata perde uno dei pilastri del piacere, quella tagliata e cucita al primo coito soffre da pazzi. Soffre un po’ meno se il marito rimuove le cuciture, se a lui piace così. Lei espelle urina e sangue mestruale da un buco piccolo come chicco di miglio. Non può lavare l’interno della vulva, né essere visitata se si ammala. Deve essere disinfibulata al parto, rinfibulata subito dopo. L’età di queste pratiche varia, sia per le femmine sia per i maschi, e comunque non supera i 10, 11 anni. La letteratura etno-antropologica classifica circoncisione, cliteridectomia, infibulazione tra i ”riti di passaggio”, di iniziazione alla vita adulta. Fino a una manciata di anni fa nei libri degli esperti non si faceva differenza linguistica tra taglio maschile e tagli femminili: tutte ”circoncisioni” erano. Oggi, per contrappasso, la differenza è codificata in maniera simil-burocratica.