Varie, 12 giugno 2004
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VON FURSTENBERG Egon Losanna (Svizzera) 29 giugno 1946, Roma 11 giugno 2004. Stilista • «Portava il suo nome e il suo cognome - così imperiosi e altisonanti da sembrare inventati - con understatement
VON FURSTENBERG Egon Losanna (Svizzera) 29 giugno 1946, Roma 11 giugno 2004. Stilista • «Portava il suo nome e il suo cognome - così imperiosi e altisonanti da sembrare inventati - con understatement. Principe e figlio di principe, l’austriaco Tassilo von Fürstenberg, sorrideva del proprio titolo: sua altezza serenissima. Glissava sulle parentele importanti. Figlio di Clara Agnelli fu il primo nipote maschio dell’Avvocato, che lo tenne a battesimo, lo seguì sempre negli studi (a Le Rosay naturalmente) e lo indirizzò nell’alta finanza facendolo entrare alla Chase Manhattan Bank di New York. Ma dopo quattro anni il giovane Egon getta la spugna: la sua vocazione è un´altra. ”Ho sempre adorato la moda - dirà - Fin da bambino sono sempre stato circondato da donne elegantissime”. Il celebre zio e padrino finirà per assecondarlo: ”Un giorno mi disse: per avere successo bisogna fare ciò che si ama. Dunque fai moda”. Diventa buyer per i grandi magazzini Macy’s e a New York si iscrive ai corsi serali del Fashion Institute of Technology, diplomandosi designer. La prima collezione che gli viene affidata è per donne extralarge. Debutta nell’alta moda a Roma nel ”91. Sua sorella Ira è la prima cliente. All’inizio viene definito l’enfant terrible della famiglia Agnelli, forse perché si diverte a lanciare provocazioni, come quando fa sfilare in passerella un abito da sposa indosso a un transessuale. Ma ben presto Furstenberg abbandona le gag consolidandosi con abiti molto portabili, più vicini al pret-à-porter che alla haute couture, prezzi non strabilianti, ottimo taglio, gusto per i colori abbaglianti, linee fluide, ispirazioni mai banali: una collezione intitolata ironicamente Pranzetti in cui accanto alle signore-bene fa sfilare sei culturisti, abiti ispirati alle cartelle del Bingo (’chissà che non ci porti fortuna”). Aveva 30 licenze. Disegnava alta moda e molto altro, divani per esempio e bomboniere d’argento. Disegnava per le principesse e per le clienti dell’Upim, dove è presente con due collezioni: taglie forti e lingerie. ”Metteva lo stesso identico impegno e lo stesso scrupolo nei vestiti per i grandi magazzini e in quelli haute couture. Una persona di grande spessore umano, di grande rispetto per gli altri”, lo piange Carla Nani Mocenigo, pr Upim e amica di famiglia. [...] Definirlo un sarto è certo limitativo. Furstenberg era, ed era stato, soprattutto un bon vivant e un esponente del jet set. Negli anni del cosiddetto edonismo reaganiano aveva scritto tre libri in cui dispensava consigli e indirizzi: Un vero signore si veste, Una guida per uomini soli e infine Il meglio del meglio. Il suo meglio del meglio erano soprattutto le case, di cui era un collezionista. A New York, a Miami, in Messico, a Porto Rotondo, a Roma davanti ai ruderi di Torre Argentina con in salotto il secretaire che Madame de Stael aveva regalato a Rossini. A Rio de Janeiro, una villa inizio 800. A Milano, un loft appena comprato in zona Porta Romana. A Salisburgo, il castello paterno di Stobl nel cui piccolo cimitero verrà sepolto. Ha sempre vissuto la sua fortuna con noncuranza, senza enfasi. Dopo la fascinosissima collega belga Diane Halfin ebbe un’altra moglie, la miliardaria americana Lynn Marshall. Nel 2000 tuttavia, in occasione del Gay Pride, in un’intervista a ”Repubblica” dichiarò la propria omosessualità. Perché? ”Perché è una causa giusta - spiegò - Perché ho tantissimi amici che sono morti. Perché nella nostra professione siamo tutti o quasi gay”» (Laura Laurenti, ”la Repubblica” 12/6/2004). «La vita non gli ha mai presentato conti particolarmente pesanti. Ed era lui, con lo humour di chi ha avuto buoni precettori inglesi, ad ammetterlo: ”Vengo da una famiglia straordinaria, ho un antenato condottiero citato dal Manzoni, due figli fantastici e i soldi non mancano. Lamentarsi sarebbe di pessimo gusto”. In verità per il giovane Egon, nato a Losanna, il principe-padre Tassilo aveva pensato una carriera di alta finanza come testimoniano gli austeri studi economici con laurea a Ginevra solo lievemente turbati da una timida pulsione sessantottesca. Come per ogni giovanotto dabbene prima tappa in banca: per l’occasione la Chase Manhattan Bank di New York. Ma non funziona. Il nipote dell’avvocato nutre propensioni estetico-creative: ha sempre amato i colori, la bellezza, in gioventù non ha disdegnato neppure di vestire le bambole e più grande ha accompagnato volentieri la madre Clara e la sorella Ira negli atelier. Così, essendo a New York, nei primi Anni 70 passa al Fashion Institute of Technology, il massimo del design nell’abbigliamento anche se in famiglia non stappano champagne per l’entusiasmo. Poi la pratica con una stilista-nobildonna, Irene Galitzine e quindi il primo impiego da Macy’s, catena di grandi magazzini americani che gli commissiona una linea per taglie forti. Non è un esordio particolarmente glamour , ma serve per farsi conoscere. Si mette in proprio e nei primi Anni 80 sbarca nella Milano da bere, anche se è a Roma, coccolatissimo dalle lady salottiere, che trova il suo vero teatro prima con l’alta moda poi con gli abiti da sposa in società con l’amico Enzo Merli. Infine l’arredamento e la democratica creazione di alcune linee, lingerie e ancora grandi misure, per la Upim. In questo tourbillon professionale si rimescolano anche le carte affettive: il divorzio dalla moglie Diane, il nuovo matrimonio con l’americana Lyn, quindi l’onesta, pubblica ammissione di bisessualità, presto limitata a omosessualità. Questo non gli impedisce di avere tante amiche altolocate che lo amano e lo spronano nel lavoro: Giovanna Diodato, Marina Pignatelli, Guia Suspisio, Marina Micangeli, Elena Pratolongo, Carla Nani Mocenigo. Per tutte c’è sempre un invito nelle sue molte case, vera grande passione dopo la moda, a New York, Miami, in Messico, in Brasile, a Venezia e nel castello di famiglia a Strobl, vicino a Salisburgo, dove ultimamente entra anche il suo ultimo compagno di vita, l’avvocato brasiliano Hernani Cravero Lopez. ”Un nobiluomo che aveva un concetto molto popolare della moda”, dice Beppe Modenese che lo ha avviato alle sfilate. ”Un ragazzo che trattava principi e fattorini allo stesso modo”, ricordano le sue più care amiche» (Gian Luigi Paracchini, ”Corriere della Sera” 12/6/2004).