11 giugno 2004
Tags : Jacques. Rivette
Rivette Jacques
• Nato a Rouen (Francia) il primo marzo 1928. Regista. "Intransigente, assoluto, solitario. Il Saint Just della Nouvelle Vague, lo chiamavano gli amici da Truffaut a Chabrol. ”A volte avevo amato molto un film, ma se Rivette diceva ’è una cazzata’, io dicevo come lui”, ammette persino Godard. ”Assomigliava al gatto di Alice nel paese delle meraviglie. Era piccolissimo, sembrava non mangiasse mai. Non per questo era meno feroce”, ricorda Chabrol. Testimonianza dopo testimonianza dall’ottimo libro di Aldo Tassone La Nouvelle Vague - 45 anni dopo (Il Castoro) emerge il ritratto di un critico spietato, di un uomo enciclopedico, di un cinéphile capace di unire cultura letteraria e filosofica all’amore assoluto per il cinema. ”Questo sì, questo no”: e i sì erano, all’epoca, sorprendenti quanto i no. Sì a Mizoguchi, no a Kurosawa. Sì a Hitchcock, Hawks, Renoir, Lang, Ray, Rossellini. No a Clouzot, Autant-Lara, René Clement e a parte Renoir, a quasi tutto il grande cinema francese. Sì alla messinscena, no al montaggio. ”Il montaggio è sempre stato il suo limite”, commenta oggi Aldo Tassone: ”Rivette avrebbe potuto essere un autore popolare se i suoi film li avesse montati Godard”. La lunghezza esasperata, i tempi infiniti, la complessità teorica l’hanno reso da una parte un monumento del cinema francese, dall’altra uno degli autori più ostici per il grande pubblico. Tanto è stato amato Truffaut, tanto misconosciuto Rivette. ”Dalla Belle noiseuse però qualcosa è cambiato. Ora Rivette si è come addolcito, avvicinato al pubblico”, conclude Tassone. ”Come Truffaut, Rivette ci ha regalato personaggi femminili indimenticabili”, lo difende De Pasquale: ”Figure eroiche, inquiete eppure reali. Con lui persino Giovanna d’Arco (Sandrine Bonnaire) per la prima volta non è una santa invasata, ma una donna vera e moderna che conosce noia e paura”. [...] Che qualcosa sia cambiato lo ammette lo stesso Rivette. ”Non sono cambiato solo io”, ha detto, ”è il cinema a essere cambiato e questo conta ancora di più. [...] ponevo l’accento sul lato fantastico della storia, oggi quel che mi tocca più da vicino è l’amore”" (Alessandra Mammì, ”L’espresso” 17/6/2004).