Chiara Beria di Argentine, "La Stampa" 9/6/2004 pagina 24, 9 giugno 2004
Telefono. « notte piena quando, in casa dell’editore Carlo Caracciolo, squilla il telefono. Caracciolo sta dormendo, infastidito (è famoso per le sue irrinunciabili penniche, persino nei giorni convulsi della guerra per il controllo della Mondadori) alza la cornetta
Telefono. « notte piena quando, in casa dell’editore Carlo Caracciolo, squilla il telefono. Caracciolo sta dormendo, infastidito (è famoso per le sue irrinunciabili penniche, persino nei giorni convulsi della guerra per il controllo della Mondadori) alza la cornetta. "Caracciolo sono Cossiga", dice una voce imperiosa. "Ma chi é? Chi parla?", chiede l’editore ancora assonnato. L’altro alza il tono: "Sono Cossiga". Cos’è mai successo? Forse un rimbrotto per qualcosa scritto dai suoi giornali? "Io la stimo Caracciolo", continua perentorio l’uomo al telefono, "nella sua vita ha fatto cose buone. Ma la migliore che ha fatto è sua figlia Jacaranda". Clic. La telefonata finisce nel modo brusco in cui è iniziata: l’editore ritorna al suo sonno convinto di essere stato vittima di uno scherzo dei soliti amici burloni. Solo la mattina dopo viene a sapere che, a una cena, l’ex presidente della Repubblica aveva conosciuto sua figlia. Una piacevole scoperta che Cossiga ha pensato bene di esternare - seduta stante - all’addormentato papà» (Chiara Beria di Argentine).