Varie, 8 giugno 2004
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Niemeyer Oscar
• Rio de Janeiro (Brasile) 15 dicembre 1907. Architetto. Studia architettura a Rio: dopo la laurea, lavora fino al 1930 nello studio di Lúcio Costa. Progetta il ministero per l’Educazione e la Sanità di Rio sotto la direzione di Charles-Edouard Le Corbusier e Costa. Dopo la guerra lavora alla sede delle Nazioni Unite a New York sotto la direzione di Le Corbusier e Wallace Harrison. Nel 1956 il presidente Juscelino Kubitschek gli affida la progettazione della nuova capitale, Brasilia. I lavori di costruzione dureranno fino al 1963. Nel 1968 progetta la sede della Mondadori di Segrate. «Lo studio di Oscar Niemeyer era e resta all’ultimo piano d’un grattacielo posato sui ”pilotis”, cari a Le Corbusier e assai numerosi nel Brasile Anni 30-40. In alto, all’ottavo piano di Avenida Atlantica, si scorgeva l’intera corona della spiaggia di Copacabana con la speciale forma che lui è solito ripetere in architettura e disegni, insieme alle montagne che la circondano sopra Rio, come sottolineò l’amico e maestro Le Corbusier. Tutto vetri e luce, di misure piuttosto modeste, consentiva la vista di gran parte d’una Rio de Janeiro così mutata e stravolta, che lì tuttavia pareva ancora pressoché intatta. Era la stagione del passaggio fra gli Anni 70 e 80. [...] prima del ’68. Di Niemeyer, parlava il mondo intero. Era celebre come al tempo lo erano divi del cinema e registi. Aveva costruito in 3 anni e mezzo, terminandola nel 1960, nel bel mezzo della foresta, un’intera città che doveva divenire la capitale d’un grande Brasile voluto dal presidente Juscelino Kubischek, e spostare milioni di persone in futuro. [...] Era vissuto a New York insegnando nel ’39 a Yale, nel ’45 aveva disegnato e realizzato la sede dell’Onu. [...] nato nel 1907, nell’allora rua Pasos Manuel, tuttora un incubo nei suoi sogni, dopo la scuola di Belle Arti in città, nel ’28 aveva sposato Annita Baldo, di famiglia italiana. Laureato in architettura e ingegneria, nel 1934 ebbe professore per breve tempo il giovane Lúcio Costa, che aveva sostituito in un momento di libertà i baroni che regnavano da tempo. Era entrato nello studio suo e di Carlos Leão, felice di lavorare gratis, erano giovani ”rivoluzionari” per l’architettura in Brasile, guardavano all’Europa e a Le Corbusier. Allorché vennero chiamati, al tempo di Getulio Vargas, ad approntare i piani architettonici per il ministero dell’Educazione e Salute, costruito fra il ’36 e 43, reclamarono la consulenza di Le Corbusier che si fermò a Rio nel luglio-agosto 1936. Niemeyer ne parlò con commozione, venerazione immutata, lui gli aveva insegnato la libertà di progettare pur nel razionalismo, la funzione ripeteva era importante, ma lui alimentava l’immaginazione. Le Corbusier svelava di detestare il funzionalismo, denunciando: ”Che paradiso della noia quel Bauhaus”. Aveva preso Niemeyer sotto la sua protezione, insegnandogli i segreti del mestiere, primo fra tutti l’uso del cemento armato con fantasia, del vetro, del ferro, dei suoi famosi ”pilotis”. Raccomandava di servirsi di tali materiali con immaginazione e libertà, al contrario dei razionalisti. Niemeyer si scatenò subito con gli edifici di Pampulha, mostrando di saper sfruttare forme e spazio al limite della tensione e materia. Brasilia era ormai alle porte. Con poche linee incisive tracciò i disegni di taluni edifici di Brasilia per illustrare il suo metodo: un discorso ininterrotto di archi disegnati nell’azzurro e nelle nuvole che parevano potersi spezzare come un filo nell’aria, tanto il cemento appariva fragile e lieve; additava forme ricalcate sulle capanne degli indigeni, o marmi immersi nelle acque tropicali. [...] ha ottenuto nel 1988 il Premio Pritzker, la Royal Golden Medal degli architetti inglesi, possiede una propria fondazione con due sedi a Rio e San Paulo, è colui che ha trasformato il Brasile, inoltre ha lavorato nel mondo: Parigi, Londra, Milano, Torino, Berlino, Mosca, Oslo, in Algeria, un po’ ovunque, oltre a università o musei in Brasile, nonché le ”Scuole di Samba”. Le massime istituzioni, compreso il Jeu de Paume a Parigi, gli hanno tributato onori, celebrazioni. Tuttavia le polemiche non abbandonano il vecchio leone, osannato e venerato fra gli architetti più importanti del secolo scorso. Di recente ha fatto rumore la questione dello splendido Auditorium di Ravello, di cui egli ha regalato il progetto, affidandolo a Bassolino e al sindaco, un teatro all’aria aperta, in pratica, con l’orchestra sul mare e una parete mobile, insediato in una zona né felice né centrale. Ha donato un’opera d’arte, splendente fra acqua e cielo» (Fiorella Minervino, ”La Stampa” 8/6/2004). «[...] La vita può cambiare l’architettura e non viceversa. L’architettura è soltanto uno dei tanti tasselli che compongono l’esistenza dell’uomo. Al pari dell’arte, della letteratura, della musica, della scienza o della politica [...] L’architetto non deve essere solo un tecnico. Deve avere una cultura generale, deve conoscere i classici della letteratura come gli scrittori contemporanei, deve intendersi di Matisse e sapere di filosofia. Il motivo? In questo modo riesce a conoscere l’ambiente che lo circonda [...] Anche la politica è parte della vita dell’uomo. Ed è una parte importante, almeno per me. Una parte che ho sempre vissuto sulla mia pelle: ho conosciuto Castro e ho fatto parte del Partito comunista brasiliano (più volte Niemeyer si è definito ”l’ultimo comunista rimasto”, ndr), sono stato in esilio a Parigi durante la dittatura militare e continuo a dichiararmi anticapitalista, un tempo ho protestato contro la guerra del Vietnam e oggi sono contro tutte le guerre [...] Penso che ogni architetto sia capace di fare una buona architettura. Certo, quelli che possono dire di aver creato un’opera eccezionale non sono tanti, ma è un discorso che vale per tutte le forme della creatività: non tutti possono avere la capacità di progettare la chiesa di Ronchamp come ha fatto Le Corbusier, dipingere Guernica come Picasso o elaborare la teoria della relatività come Einstein [...] Palladio e Alvaar Aalto sono stati fondamentali nella mia formazione [...] anche l’invenzione del cemento è stata per me altrettanto fondamentale [...] Non ho mai amato le linee rette e neppure gli angoli rigidi e inflessibili creati dall’uomo: li trovo innaturali. Sono sempre stato attratto dalle forme morbide e fluttuanti. Per questo i miei progetti nascono spesso da una forma curva come è curva la silhouette di una bella donna. Dunque un tratto semplice ma anche sensuale. Forse da questa miscela nasce l’idea del razionalista sensuale [...] Quella con Giorgio Mondadori è stata una bellissima esperienza, anche dal punto di vista umano. All’inizio non era quello che Mondadori avrebbe voluto, ma poi il risultato finale l’ha convinto [...] Certo, anche i sogni possono dare problemi. E i problemi a Brasilia sono quelli, ad esempio, di edifici che si degradano o di una manutenzione difficile. Ma direi che può andare bene così [...]» (’Corriere della Sera” 12/12/2004).