Varie, 8 giugno 2004
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Dragone Angelo
• Torino 2 luglio 1921, 7 giugno 2004. Critico d’Arte • «La critica d’arte era prima di ogni cosa, per lui, rispetto dei fatti: e la esercitò scontrandosi anche con tanti personaggi di quel mondo, per difendere la rigidità della sua linea, contro le compiacenti approssimazioni del mercato. Nato a Torino, di padre pugliese, nel 1921, Dragone aveva esordito come critico subito dopo la guerra, scrivendo su varie riviste culturali. Passò al giornalismo militante nel 1954, prima sul settimanale ”Tutti”, poi sul ”Popolo Nuovo” e, dal 1959, alla ”Stampa”. Qui curò per vari anni la rubrica d’arte su ”Stampa” Sera, affiancandosi nell’edizione del mattino a Marziano Bernardi, di cui sarebbe stato il successore dal 1977. Ha visto migliaia di mostre, Dragone, a Torino, in Italia, facendo le notti sui treni per poter tornare al più presto in sede, dove altre visite lo aspettavano; e scrivendo su tutte. Ma non è stato soltanto un giornalista, nella critica. stato, a pieno titolo, uno studioso, che scavava nella vita e nell’opera degli artisti, correggendo con ostinazione tutti gli errori ripetuti di biografia in biografia. Era fiero di aver potuto stabilire il vero anno di nascita di Felice Casorati: il 1883 e non il 1886, come si era fino allora scritto. E spinse il gallerista Federico Riccio a utilizzare quella scoperta nel 1983, anno del centenario, con una mostra alla galleria Le Immagini - accompagnata da Dragone con un grosso saggio - che fu poi richiesta al Palazzo Bianco di Genova. Pubblicò molto, Dragone, sui pittori del secondo Ottocento e del Novecento piemontese, anche quando piemontesi non erano, come Spazzapan, di cui egli curò il catalogo generale dopo la morte. L’opus magnum, cui Dragone dedicò anni di lavoro, impegnando anche la cooperazione di tutti i suoi familiari, fu il catalogo di Lorenzo Delleani, apparso nel 1973. Un gigantesco libro di oltre 1300 pagine in due volumi, dove egli schedò 2414 quadri del pittore biellese. Nessuno avrebbe mai più potuto superarlo. Ma l’artista a cui Dragone si sentì più vicino e al quale dedicò decine di interventi, in saggi, cataloghi, articoli giornalistici, fu Enrico Paulucci. I due, amici anche nella vita, erano fatti per capirsi, operavano entrambi con lo stesso rigore. Dragone continuò a lavorare anche dopo aver lasciato il giornale per limiti di età. Scrisse per libri e riviste, girando sempre con quella borsa che non riusciva ad alleggerirsi. E non cessò mai di contribuire alla rivista Studi piemontesi, di cui fu direttore dal primo numero, del 1970, fino all’ultimo, ancora in bozze, che porta la sua firma. Da quando la malattia gli aveva bloccato le gambe non poteva più partecipare alle riunioni redazionali, ma non rinunciava a dare il suo aiuto per telefono, con osservazioni, e magari critiche, soprattutto sugli articoli di arte. La redazione ne teneva sempre conto. Scriveva anche dopo essere ridotto in carrozzella, utilizzando il suo immenso archivio» (Giorgio Calcagno, ”La Stampa” 8/6/2004).