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 2004  giugno 07 Lunedì calendario

Sensini Roberto

• Nestor Arroyo Seco (Argentina) 12 ottobre 1966. Calciatore. Campione d’Italia con la Lazio nel 1999/2000, ha giocato anche con il Parma. Dal 2002 all’Udinese, squadra con la quale aveva giocato anche dal 1989 al 1994, nel febbraio 2006 ha smesso di giocare ed ha preso in panchina il posto dell’esonerato Serse Cosmi. «Arriva in Italia, all’Udinese, nell’estate del 1989 in coppia con Abel Balbo. Nelle gambe tiene la fatica per la Coppa America giocata con l’Argentina campione del Mondo, nella testa un’idea fissa: sfondare in quello che - allora - era il campionato più bello del mondo, il più ricco, il più farcito di campioni. ”C’erano - ricorda Sensini - Maradona e Careca, Gullit e Van Basten e poi Matthaeus, Vialli, Mancini, Caniggia e un giovane Roby Baggio. Insomma, il meglio del meglio del calcio mondiale”. [...] ”Primo impatto con l’Italia, le prese in giro. A me per i pantaloncini, che portavo ancora corti e attillati come eravamo abituati in Sudamerica; a Balbo per i capelli lunghi sulle spalle, marchio Doc del calcio argentino. Ma trovammo davvero un bel gruppo di gran bravi ragazzi e l’inserimento fu velocissimo [...] la soddisfazione per il campionato vinto a Roma è pari alla delusione per lo scudetto perso a Parma: Buffon in porta, io Thuram e Cannavaro dietro, Veron in mezzo, Crespo e Chiesa davanti e come primi cambi gente come Balbo e Fiore. Quell’anno abbiamo vinto Coppa Italia e Coppa Uefa ma perdemmo la partita chiave a San Siro contro il Milan di Zaccheroni che poi avrebbe vinto il campionato: 1-0 per noi alla fine del primo tempo, 2-1 per il Milan a fine partita. E ciao scudetto”. Quindici anni d’Italia per una storia che comunque ha in serbo altri capitoli e quindici anni al servizio della Seleccion, dell’Argentina, dal 1987 al 2002 con il quarto Mondiale, quello di Giappone e Corea, perso proprio all’ultima fermata. ” il mio rimpianto più grande perché avrei potuto, almeno in una cosa, uguagliare quel fenomeno di Maradona. Invece uno strappo muscolare a poche settimane dalle convocazioni mi ha negato questa soddisfazione. Addirittura per me, e pochi lo sanno, sarebbe stato il quinto Mondiale: sì, perché io c’ero anche in Messico nell’86, convocato nella ’Renato Cesarini’, una rappresentativa giovanile che fungeva da sparring-partner alla nazionale di Bilardo. Purtroppo mancano le prove: il rullino che mi ero portato dietro non si era agganciato e così, tutte le foto che mi ero fatto fare posando al fianco dei miei idoli di allora, Maradona, Valdano e Burruchaga, è stato impossibile farle sviluppare...”» (Matteo Dotto, ”Corriere della Sera” 7/6/2004).