6 giugno 2004
Tags : Steve (Steven Lackritz). Lacy
Lacy SteveStevenLackritz
• Nato a New York (Stati Uniti) il 23 luglio 1934, morto a Boston (Stati Uniti) il 3 giugno 2004. Sassofonista. «Uno dei più intensi e sofisticati esegeti del repertorio di Thelonious Monk e un solista che ha avuto un’importanza decisiva per il ruolo del sassofono soprano nella musica improvvisata. Steven Norman Lackritz, era questo il nome con cui era stato registrato all’anagrafe di New York nel 1934, poteva contare ancora su molti amici in Italia, dove ha vissuto a lungo a cominciare dalla fine degli anni ’60, quando ha inciso e fatto concerti con Giorgio Gaslini, Enrico Rava, Giovanni Tommaso, per citare solo alcuni dei tanti musicisti del nostro Paese con cui ha collaborato. All’epoca dei suoi primi soggiorni italiani, Lacy era già un musicista affermato: aveva fatto parte delle celebri formazioni di Monk del ”Five Spot”, aveva inciso con la storica Jazz Composer Orchestra di Carla e Paul Bley; era stato co-protagonista del debutto di Cecil Taylor, assieme a Roswell Rudd e ad alcuni dei collaboratori di Ornette Coleman si era imposto come una delle figure di spicco del Free Jazz. In quegli anni, il grande pubblico indicava in John Coltrane il maestro del sax soprano. In realtà è stato proprio Lacy il primo a suonare jazz moderno su questo strumento. Lacy è un caso forse unico di musicista che sia passato direttamente dal Dixieland e dal tradizionale al Free. Nel ’52 incideva album come Dixieland goes modern; nel ’56, lavorava con Cecil Taylor, nel ’60 con Monk. Negli anni più recenti, insieme alla moglie Irene Aebi, si era spesso avventurato nei territori della più accanita ricerca ”informale” senza mai rinunciare all’intenso lirismo di quella sua esplorazione musicale» (Paolo Biamonte, ”la Repubblica” 6/6/2004). «Suonava il sax soprano e, come è noto, è stato il migliore di tutti su questo strumento a fare del jazz (dopo Sidney Bechet) e ha aperto una strada (o ha suggerito un suono) anche al sommo John Coltrane. Lacy è stato probabilmente il più colto jazzista della sua generazione. Possedeva un solido background, lui che era partito dal Dixieland (Bechet) per approdare a un bebop modernissimo e infine apparire tra i creatori del Free. Al jazz si era accostato nel ’53, seguendo i corsi della Schillinger School di Boston e poi a New York alla ”Manhattan”. Incontra Cecil Taylor, giovanissimo e ruspante modernista, e studia durante sei lunghi anni con il maestro del Free (ma all’epoca anche Taylor era ancora legato a stili più tradizionali... la rivoluzione avverrà dopo). Interessanti sono le sue prime uscite come musicista Dixieland, piene di swing, di nostalgia e di fascino ma anche di inventiva e di forza poetica. Il suo primo disco in stile moderno (Bebop) lo incide nel ’57 insieme con Wynton Kelly, Buell Neidlinger e Dennis Charles: un piccolo capolavoro nel quale il maestro adopera gli standard ma incomincia pure a introdurre quel suo stile (improvvisazione, changes eccetera) che fanno subito intuire che ci troviamo di fronte a un solista geniale, a un vero innovatore. Nella sua carriera ha suonato quasi sempre come leader, accanto ai massimi esponenti della corrente più avanzata del jazz. Una corrente così evoluta e libera che le si poteva cercare una collocazione più prossima alla musica contemporanea che al jazz. In Italia lascia un ricordo indelebile (molti amici e allievi, come Enrico Rava) per il suo esempio di musicista onesto, fedele a se stesso, lontano dalla routine, radicale, ostile alle mode che, anzi, disprezzava» (Franco Mondini, ”La Stampa” 6/6/2004).