Marzia Mazzonetto, Macchina del Tempo, giugno 2004 (n.6), 5 giugno 2004
Un terzo delle persone che sopravvivono all’ictus presenta un’invalidità permanente. Nonostante le cure siano sempre più tempestive, è ancora difficile fare in modo che il cervello non subisca danni, soprattutto nella zona in cui avviene il blocco sanguigno
Un terzo delle persone che sopravvivono all’ictus presenta un’invalidità permanente. Nonostante le cure siano sempre più tempestive, è ancora difficile fare in modo che il cervello non subisca danni, soprattutto nella zona in cui avviene il blocco sanguigno. Una volta individuato il tipo di ictus in corso, ischemico o emorragico, il medico potrà decidere come intervenire. Nel primo caso verranno utilizzati farmaci che contribuiscono a ridurre il trombo che sta bloccando la circolazione, nel secondo invece sarà necessario intervenire chirurgicamente per bloccare la perdita di sangue. Inoltre, per limitare i danni alle cellule prive di ossigeno e glucosio, viene ridotta la pressione arteriosa, con farmaci specifici. Gli effetti dell’ictus dopo che il paziente si è stabilizzato possono essere di due tipi. Nel caso di deficit motorio, una corretta riabilitazione può portare spesso a recuperare l’uso degli arti immobilizzati (nella foto a destra). Per quanto riguarda i deficit cognitivi, gli effetti più frequenti sono la perdita della memoria, e i disturbi del linguaggio e della memoria. Anche in questo caso il recupero è a volte possibile attraverso alcune sedute settimanali di riabilitazione cognitiva. Infine, i pazienti che hanno subito un ictus devono fare molta attenzione alla possibilità di un nuovo attacco nei due anni successivi. (succede nel 15 per cento dei casi), oltre all’eventualità di crisi epilettiche e di problemi psichiatrici come la depressione.