F. Ferrazza e N. Nosengo, Macchina del Tempo, giugno 2004 (n.6), 5 giugno 2004
Contro i criminali ci vuole psicologia La polizia statunitense non riesce a combattere il fenomeno sempre più diffuso delle gang, le bande di giovani che controllano le strade delle città, perché non lo ha compreso
Contro i criminali ci vuole psicologia La polizia statunitense non riesce a combattere il fenomeno sempre più diffuso delle gang, le bande di giovani che controllano le strade delle città, perché non lo ha compreso. quanto sostiene il sociologo Malcolm Klein nel libro ”Gang Cop”, appena pubblicato negli Usa. Klein ha studiato il fenomeno delle gang per oltre 40 anni e ha concluso che per lo più i poliziotti incaricati di combatterle ne hanno una versione stereotipata. Le gang, dice Klein, sono in realtà gruppi poco coesi di persone accomunati solo dal fatto di scegliere di vivere la loro vita per le strade della città. Anche se percepiscono l’attività illegale come parte integrante della propria identità, la maggior parte dei crimini commessi sono minori, come vandalismo e scippi. La polizia, sostiene Klein, non dovrebbe fare nulla che finisca per legittimare la gang, come infastidire i suoi membri lungo le strade con perquisizioni fatte solo a scopo intimidatorio, perché in questo modo si rafforza l’opposizione tra la gang e il resto del mondo. Anche le leggi speciali contro le gang, o le unità speciali della polizia per la lotta a questo fenomeno, comuni in molti Stati americani, non farebbero altro che far sentire ”speciali” gli appartenenti alle bande. Secondo Klein, trattare i membri delle gang come individui senza mai fare riferimento alla loro affiliazione è il modo migliore per disgregare il gruppo e sconfiggere il fenomeno.