Matteo Negri, Macchina del Tempo, giugno 2004 (n.6), 5 giugno 2004
Christopher Browning, docente di Storia alla University of North Carolina, nella sua ultima pubblicazione, ”The Origins of the Final Solutions”, approfondisce la politica nazista nel periodo tra il 1939 e il 1942, quando dalle espulsioni di ebrei si passò allo sterminio, alla ”soluzione finale”
Christopher Browning, docente di Storia alla University of North Carolina, nella sua ultima pubblicazione, ”The Origins of the Final Solutions”, approfondisce la politica nazista nel periodo tra il 1939 e il 1942, quando dalle espulsioni di ebrei si passò allo sterminio, alla ”soluzione finale”. «Il libro» scrive in una recensione Ian Kershaw, docente di Storia contemporanea alla Sheffield University, «dimostra con chiarezza che la soluzione finale emerse non come il culmine di un progetto a lungo termine ma dall’incapacità nazista di realizzare il sogno di un’Europa senza ebrei attraverso l’espulsione e la deportazione». Kershaw si riferisce alla documentazione prodotta da Browning circa i seri sforzi profusi dalle SS nel 1940 per trasferire gli ebrei in Madagascar. E poi ancora al fallimento, nel 1941, dell’invasione dell’Unione Sovietica. Evento che fece tramontare il progetto di confinarvi il popolo semita. L’interpretazione di Browning secondo Kershaw è convincente, non però definitiva: «è difficile valutare fino a che punto sia stato Hitler a dare inizio ai passi chiave di quella politica». Inoltre, aggiunge lo storico inglese, per stabilire «il momento preciso in cui ebbe luogo la transizione dal genocidio nell’Est all’eliminazione fisica degli ebrei in tutta Europa Browning si basa in larga misura su supposizioni, mettendo insieme una serie di prove incomplete e a volte svianti». La responsabilità del Führer non può però essere messa in discussione: «è Hitler che ha incarnato quelle idee» dice sicuro il recensore del libro. Resta da capire perché la furia del nazismo si è abbattuta con tanta disumanità sugli ebrei. Una delle principali motivazioni dell’Olocausto sta nella straordinaria propensione di Hitler al razzismo. Le teorie degli ariani e dei loro nemici, visti come oscuro popolo di razza inferiore, Hitler le convogliò soprattutto contro gli ebrei, arrivando a credere che costituissero «un principio malvagio contrapposto alla vita stessa», come spiega George Mosse nel libro ”Il Razzismo in Europa”. Un’ossessione che si coglie anche nel ”Mein Kampf”, dove Hitler nel raccontare l’incontro con un ebreo galiziano ortodosso parla di una «apparizione con indosso un caffettano nero e con riccioli neri. (...) Per pochi centesimi acquistai i primi libelli antisemiti della mia vita. (...) Più li guardavo, più ai miei occhi diventavano diversi dall’umanità». La distruzione degli ebrei non dipese però soltanto da pure motivazioni di ”razza”, ”sangue” e ”aspetto”. Anzi. Fortissime furono quelle di carattere economico e sociale, che facevano leva sul nazionalsocialismo, avverso al capitalismo finanziario, e sulla radicata immagine medievale dell’ebreo usuraio, banchiere, approfittatore. Hitler fu abile a sfruttare le conseguenze psicologiche delle disastrose condizioni economiche conseguenti la disfatta della Germania nella Prima guerra mondiale. « noto» scrive Leon Poliakov ne ”Il nazismo e lo sterminio degli Ebrei”, «che la leggenda delle enormi ricchezze ebraiche trovò un pubblico entusiasta. Le classi medie in rovina cominciarono da allora a essere sedotte dalle prospettive che parevano aprirsi loro in conseguenza dall’eliminazione degli ebrei». Se ancora alle motivazioni economiche si aggiungono quelle politiche, si delinea un’altra delle spiegazioni forti allo sterminio: l’adesione di Hitler alla favola della «cospirazione ebraico-capitalistica-bolscevica», pronta a passare, dopo il 1917, dalla Russia al resto dell’Europa. L’innalzamento della febbre antiebraica di Hitler ha una ragione precisa. La cieca fede del dittatore nell’autenticità de ”I Protocolli dei Savi Anziani di Sion”, un falso manifesto redatto in Russia che «venne ben presto considerato come la filosofia occulta degli ebrei» scrive Marco Dolcetta nel suo ”Nazionalismo esoterico” (Cooper Castelvecchi) «poiché mostrava come teorizzassero di suscitare la rivoluzione disorganizzando l’economia». Attraverso la falsa colpa «d’aver causato la sconfitta della Germania nella Prima guerra mondiale» come riferisce Robert Wistrich in ”Hitler e l’Olocausto” (Rizzoli) «si arriva poi al più azzardato dei ”perché” dell’Olocausto ebraico. La possessione demoniaca di Hitler, avanzata per la prima volta dal politologo Gianni Baget Bozzo nel libro ”L’uomo l’angelo il demone” (Rizzoli), ipotesi rinforzata alcuni anni dopo dalle rivelazioni secondo cui papa Pio XII (accusato di essere il ”Papa di Hitler” per l’inerzia mostrata nei confronti del nazismo dal suo pontificato) più volte tentò d’esorcizzare a distanza il dittatore. Matteo Negri